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È trascorso quasi un decennio da quando Larry Gagosian, l’intraprendente gallerista californiano di origine armena – dai primi anni Ottanta protagonista nel panorama mondiale dell’arte contemporanea – è approdato in Italia trasformando un anonimo palazzetto di stile neoclassico adagiato sulle pendici del Colle Pinciano in uno dei centri nevralgici della vita artistica della Capitale.
La mostra in corso è “Azulejão” dell’artista brasiliana Adriana Varejão (Rio De Janeiro, 1964 che, nell’ampia sala ovale, espone dodici grandi “maioliche” fatte di toni biancolatte e pennellate di cielo viranti dal cobalto, al turchese, all’indaco. Sono opere pensate per l’occasione ma frutto di una ricerca quasi trentennale sull’antica arte degli azulejos, composizioni di piastrelle maiolicate che decorano gli edifici tipiche del Portogallo e del Brasile. Un’attività artigiana di origine moresca che si è diffusa dalla penisola iberica in tutto il continente europeo, e in particolare in Italia e in Olanda. Una mescolanza transculturale di stili e applicazioni sapienti che confluiscono in un elegante e versatile oggetto ornamentale. L’artista brasiliana ha viaggiato a lungo in questi anni, raccogliendo un ricco archivio fotografico di azulejos da cui trae quei particolari, quei frammenti che troviamo nelle sue “maioliche”, realizzate su tela con l’impiego di gesso e colori a olio. La tecnica è particolare perché le sottopone a uno studiato procedimento di essiccazione che induce crepe nel gesso, a formare laceranti solchi sismici marcati da un color ocra rossiccio.
Una colonna dorica, una conchiglia, una testa d’angelo, un motivo floreale, sono figure che sfumano mollemente nell’astrazione cromatica come ariose convoluzioni barocche. Lasciato il salone, torniamo sui nostri passi e ci soffermiamo dinanzi all’installazione nella prima, più piccola sala che, distratti dalle effusioni cromatiche degli “azulejos”, avevamo attraversato in tutta fretta. Anche qui una scheggia di storia che si manifesta, questa volta, sotto forma di frammento architettonico: forse una rovina romana ma con la consueta lucida veste di “maiolica”, che mostra in sezione, con un sapiente trompe l’oeil, un insospettato interno di carne e di sangue. L’enigmatico reperto sembra specchiarsi, sul muro di fronte, in una grande “maiolica” disadorna, dove l’assenza di decorazione accentua l’evidenza delle crepe da cui sembra affiorare ancora quel color ocra rossiccio, come una spiazzante sostanza ematica. Questa ricerca di un elemento vitale, di cui il sangue è cruda metafora, nel frammento, non è forse un tradimento della Weltanschauung postmoderna, di cui l’artista brasiliana è figlia, per volgere uno sguardo nostalgico alle grandi avanguardie del Novecento?
Luigi Capano
mostra visitata il 7 ottobre
Dal 1 ottobre al 10 dicembre 2016
Adriana Varejão, Azulejão
Gagosian Gallery
Via Francesco Crispi 16, Roma
Orari: dal martedì al sabato, dalle 10:30 alle 19:00
Info: tel. 06.42086498 email pressroma@gagosian.com www.gagosian.com