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12
aprile 2013
fino al 11.V.2013 Rob Sherwood. How much does the earth weigh? Roma, Galleria Federica Schiavo
roma
La griglia, il colore, la contemporaneità dei nuovi mezzi di comunicazione. Tutto questo al centro della terza personale romana del giovane artista inglese -
«Oggi la griglia è l’unico modo in cui l’arte riconosce la natura. Non dobbiamo voltarle le spalle». Con questa frase il giovane artista inglese Rob Sherwood (Bristol, 1984) stravolge uno dei fondamenti assoluti della cultura artistica di primo Novecento in base alla quale la griglia, appiattita, geometrizzata, priva di volume, costituiva l’espediente principale per evadere dal reale. Questa astrazione non ha caratterizzato solo il lavoro di Mondrian, ma anche di Klee, Jean Arp e Richter. Cos’è cambiato rispetto ad allora? Rob Sherwood pone l’attenzione sul recente progresso tecnologico: tv, computer, cellulari fanno parte della nostra vita quotidiana e la “griglia” rappresenta dunque i pixel, elementi puntiformi che compongono la rappresentazione di un’immagine digitale. Costituisce una struttura prestabilita, che ha il potere di vincolare l’autonomia rappresentativa dell’artista.
La ricerca di Sherwood gioca sul connubio tra tecnologia e il superamento imposto da una struttura di per sé vincolante. Nonostante l’asfissiante regolarità di successione di tasselli da 1,5 cm², Sherwood si libera da questa costrizione e, servendosi di una pennellata varia, a volte piatta, a volte in rilievo, lucida o opaca, controllata o libera, riesce a comunicare movimento, armonia, ritmo e vivacità. Le opere di dimensioni ridotte, attraverso le quali sperimenta le più varie tecniche e supporti (tavola, olio, vernice, smalti e lacche) rappresentano la principale novità di questo nuovo ciclo artistico, mostrando un minuzioso interesse da parte dell’artista per la luce e la consistenza della superficie pittorica e degli schermi piatti, fungendo da zoomate dei grandi dipinti su tela.
La griglia agisce dunque sia come strumento generativo che come elemento costrittivo ed esplora la relazione tra espressione e costruzione. How much does the earth weigh? Questo è il titolo della mostra che rivela l’attenzione di Sherwood per la tecnologia come scelta creativa e tema artistico in quanto nato dal semplice inserimento della formula interrogativa inglese “how much does..” su di un motore di ricerca che ha algoritmicamente proposto tale quesito.
Dopo le personali del 2009 e del 2010, le candide mura della Galleria Federica Schiavo ospitano gli ultimi lavori di Rob Sherwood che a soli 29 anni vanta vari riconoscimenti ottenuti con più di venti esposizioni tra personali e collettive. Poche, ma ben selezionate, opere introducono nella filosofia originale e attuale di questo giovane e promettente artista.
eleonora scoccia
mostra visitata il 29 marzo 2013
dal 29 marzo all’11 maggio 2013
Rob Sherwood – How much does the earth weigh?
Galleria Federica Schiavo
Piazza Montevecchio 16 – (00186) Roma
Orari: dal martedì al sabato 12 – 19
Ingresso gratuito
Info: 0645432028 info@federicaschiavo.com – www.federicaschiavo.com
la griglia di pixel di un computer non è composta da quadrati ma da rettangoli divisi in due triangoli (vedi la topologia dell’universo platonico,le seghettature che appaiono al tracciamento di una curva sul video di un computer lo dimostrano)…..il promettente giovane artista ben poco hà compreso della attuale tecnologia….come in altri campi di questo sistema ideo-logos-onto-logico, si accreditano pseudo-avanguardie e personaggi innovatori, mentre è solo il vecchio che viene reiterato in modo diverso…..
Cito: ……….”il promettente giovane artista ben poco hà compreso della attuale tecnologia….come in altri campi di questo sistema ideo-logos-onto-logico…..”
Però, che sfilza di concetti ed espressioni intellettual-complessi (più il pallone si autogonfia…..). Ma nel contempo arriva un magnifico “HA” ACCENTATO….. Bucato al primo colpo! Ma come si fa? Neppure l’auto correzione del pc arriva a tanto.
Ma di quale articolo sta parlando, violacobalto!??
dal sicuro della loro anonimità e dall’osservare senza essere visti,internet e i social network di vario tipo sono diventati occasioni ghiotte per individui che per passatempo,divertimento,acredine? senso di superiorità? incapacità di imbastire discorsi seri,o altri motivi,si muniscono di matita rossa per correggere gli errori ortografici che trovano nei commenti,frutto quasi sempre di dimenticanze. LA FORMA PER LORO è PIù IMPORTANTE DEL CONTENUTO,i maestri elementari fascisti ed alcuni psicopatici pedanti (c’è una identità) hanno fissazioni del genere.come bambini poi vanno a dormire felici di aver bucato un pallone gonfiato,beata infanzia.Vera ignoranza è quella non di chi compie errori ortografici,ma di chi non hà una comprensione profonda della cosa in sè, dell’oggetto a cui si orienta la sua conoscenza.Exibart specifica di non essere una rivista di tipo speculativo o di ricerca, ma alcuni commenti sono di una banalità e volgarità elevati,gli artisti dovrebbero essere degli intellettuali seri,mentre invece molti sono solo degli artigiani i quali non hanno nessuna conoscenza vera del loro operare,alcuni si divertono sù questa ed altri luoghi in internet,a trionfare sugli altri o a mettere in gli altri lettori della rivista,una sorta di compensazione di frustrazioni di vario genere,internet è diventato anche il luogo di immondizie verbali di ogni tipo, sembra che l’intera stupida-idiota-superficiale società reale italiana e non, si sia trasferità sù internet.Ma questo è un altro discorso.
Sto parlando di quello che trova riportato proprio qui sotto e che ho voluto citare a caso tra altri che potrebbero offrire spunti analoghi.
Capisco però che sparando pezzi a raffica che si reggono in gran parte sulla ridondanza di aggettivi, di espressioni enfatiche (v. “le candide mura”…) non ci si ricordi poi più… Quindi eccolo:
13/04/2013
ferdinando sorbo, cellole-italia
http://www.premioceleste.it/ferdinandosorbo
la griglia di pixel di un computer ….. hà compreso della attuale tecnologia”
Questione di stile, caro Sorbo, ma anche di credibilità professionale.
Risposta preconfezionata e sparata come da copione, ovviamente. Ma se portiamo il discorso sui contenuti, beh…. meglio non coprire un onesto pesce lesso con una salsa mirabolante e pretenziosa, ci rimettono sia l’uno che l’altro.
Invece di sparare, ci pensi.
PS: ha appena risposto con la sua invettiva mirabolante e già anche in questa ce n’è un altro (a caso): “….sù questa ed altri luoghi in internet…”. Anche qui, non è il computer ne’ la fretta ma la scarsa conoscenza della lingua italiana: SU si scrive senza accento, e non è colpa del pc. Per questo si svalutano anche i contenuti.
no,la forma e contenuto sono separati,purtroppo a differenza di lei,non sono un profondo conoscitore della lingua italiana,e non credo che scienziati, i quali sbagliavano accenti sulle parole o commettevano errori ortografici,debbano considerarsi non professionisti….comunque mi scuso con violacobalto per le invettive pesanti ed inqualificabili, seguirò il suo consiglio,prima di scrivere un commento ci penserò anche con l’aiuto del dizionario della lingua italiana,in fondo sono solo un auto-didatta.