Ă una mostra di rara intensitĂ quella che lâAccademia di Francia in Villa Medici dedica a Simon Hantai (1922-2008), straordinario pittore dâorigine ungherese e francese dâadozione. Prima di entrare nelle sale delle Grandes Galeries che ospitano le opere, fermatevi allâingresso e godetevi i due filmati che fanno vedere Hantai al lavoro o mentre parla con ispirata profonditĂ di musica e di Cèzanne.
Decisivo fu il lungo soggiorno di Hantai in Italia nel 1948, come tappa dellâitinerario che dallâUngheria lo porterĂ a Parigi. Lo si vede bene in un vero e proprio capolavoro come A Galla Placidia (1958-59), in cui la profonda impressione esercitata sullâartista dai mosaici ravennati  si trasforma in una visione vibrante,  quasi mistica, dominata dallâapparizione di una croce che irradia energia nel vuoto. Bellissima, nella stessa sala, anche unâopera come Peinture (Ecriture rose), in cui il palinsesto di una scrittura sacrale ascende nel mistero lieve di una nube rosata. Entrambe le opere danno immagine ad unâunitĂ vivente e pulsante, concreta e spirituale al tempo stesso.
Ecco poi, con la tecnica del pliage che rappresentò per Hantai lâoriginale risposta a Matisse e Pollock, alcuni mirabili dipinti della serie delle Mariales, fra cui spicca il blu di Mariane, Manteau de la Vierge (1960), eccezionalmente prestato dai Musei Vaticani. Di fronte a queste opere si può veramente, come diceva Hantai, âsentire e rispettare il misteroâ. A Parigi Hantai conobbe in modo rocambolesco, lasciandogli una sua tela davanti casa senza alcun biglietto, Andrè Breton, vate del surrealismo. E proprio Breton organizzò la sua prima personale, considerandolo il nuovo grande pittore del movimento. Ma lo spirito indipendente di Hantai lo portò dopo qualche anno a staccarsi dal surrealismo per percorrere la strada di un astrattismo quasi mistico, innervato da una spiritualitĂ corporea. âEsiste una vista ad occhi chiusi â dice Hantai in un filmato â e con la mano si sa vedereâ.
Giustamente Eric de Chassey, curatore della mostra e Direttore di Villa Medici, sottolinea che Hantai âper continuare la pittura è stato costretto nel contempo ad aprirla a ciò che essa non era (in particolare alla scrittura, alla fotografia ed alla filosofia) e a umiliarla, a ridurla cioè alle sue componenti piĂš bassamente materiali, per farne paradossalmente sorgere uno splendore prodigiosoâ. Dopo aver rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia del 1982, Hantai decise di chiudersi nellâassoluto isolamento della ricerca, ritirandosi dalla fastidiosa mondanitĂ del sistema dellâarte. E nei lavori degli ultimi anni continuò la sua sfida radicale per rinnovare la pittura, ritagliandola e quasi umiliandola per trarne fuori le gocce estreme di una spiritualitĂ assoluta, umile, ascetica.       Â
Gabriele Simongini
mostra visitata il 20 febbraio 2014
Dal 12 febbraio al 11 Maggio 2014
Simon Hantai
Accademia di Francia a Roma â Villa Medici
Viale TrinitĂ dei Monti, 1 00187 Roma
Orari: Dal martedĂŹ alla domenica
10.30-12.30 14.00-18.30