E se un parcheggio multipiano abbandonato o uno stadio di atletica mai inaugurato indicassero un nuovo corso per l’architettura del nostro Paese? Dopo la ricerca che ha condotto il collettivo
Alterazioni Video all’individuazione di ben 340 esempi di incompiuto urbanistico italiano, il comune di Giarre in provincia di Catania ne è stato eletto capitale
tout court. Il lassismo costruttivo che in Sicilia ha lasciato irrisolti un gran numero di cantieri, ha subìto una propulsione delirante dal dopoguerra a oggi.
Tra provocazione, ironia e reale volontà di recupero, il gruppo italo-americano ha adottato una politica di contestazione non decostruttiva, che sia in grado di far emergere energie positive dalle carcasse degli edifici in degrado e dalle ceneri di un’amministrazione pubblica in cerca di riscatto. Come capomastro di una cattedrale medievale, l’assessore Rosario Sorbello, sostenuto dall’onorevole Giuseppe Russo, ha guidato indisturbato per venticinque anni la rinascenza dell’incompiuto giarrese al suo momento di massima auge. Alterazioni Video mitiga ciò che molti definirebbero scempio e ne elabora una teoria affermativa. Superando la semplice protesta -frustrante, negazionista e nichilista- che non lascia campo a nessuna idea di progresso, il collettivo mira a riqualificare l’operato rimasto privo di utilità , riposizionandolo all’interno della storia dell’arte.
L’obiettivo è costituire un vero e proprio parco archeologico, la cui fama sia preceduta da pubblicazioni, simposi e mostre. Un’idea che vede la luce nella galleria romana, città in cui il collettivo espone per la prima volta.
Cenere lavica dell’Etna ricopre il pavimento dello spazio, producendo a contatto con le suole uno scricchiolìo di biscotti. Una doppia video proiezione,
In&Out, mostra le riprese aeree dell’anomalo paesaggio di Giarre in negativo (
In) e in positivo (
Out). Una colonna di televisori segmenta l’immagine di un pilastro di cemento armato e cavi in ferro come idolo e totem dimenticato di una società irrisolta. Cinque isole di sculture in cemento recuperato dai luoghi dell’incompiuto assurgono a simbolo di una rete di turismo sostenibile che ripopolerà la città . Sei targhe di metallo riproducono il decreto che il 14 ottobre 1983 approvò i progetti incriminati. Tre video documentari ripercorrono le tappe della ricerca: dal custode abusivo del parcheggio fantasma all’incontro con l’assessore Raciti, partecipe entusiasta del progetto, alla ricerca negli archivi comunali, non sempre facilmente accessibili.
Un lavoro di cui sentiremo ancora parlare, che si avvale di tutti i mezzi di comunicazione (il 21 novembre è stato mandato in onda un servizio su Rai Tre), che ha già previsto una mostra al Pan di Napoli per il prossimo settembre e, soprattutto, che non si accontenta di produrre “arte bella” per nutrire le nostre anime inquiete.
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ottima mostra