Il volto della città perde identità negli scatti di
Heidi Specker (Damme, 1962; vive a Berlino), che sia Bangkok o Berlino. Presente anche all’ultima edizione dei
Rencontres Internationales de la Photographie di Arles, la fotografa tedesca espone per la prima volta in Italia
From Im Garten to Bangkok. Due serie che sono l’espressione di un periodo che va dal 2003 al 2005. “
Sono interessata alla grafia, ai colori, anche a una certa sensazione del tatto. Nelle tre fotografie ‘Zwilling links’, ‘Zwilling rechts’ e ‘Plus’, ad esempio, la corteccia degli alberi sembra avere la stessa consistenza ruvida del muro di fondo -spiega Specker-
. Uso la fotografia come se dipingessi. Mi piace l’idea di avere uno strumento come la macchina fotografica che mi aiuta a creare un’immagine bidimensionale, appiattita, essenziale”.
Il suo racconto è incentrato su immagini autonome, dettagli di sguardi più ampi. La visione torna a essere unitaria, rafforzandosi, nella sequenza di queste singole immagini, proprio come i pezzi di un puzzle alla fine degli incastri. Nulla, però, è definito. Altra componente imprescindibile del lavoro è certamente la fantasia, a cui lo spettatore è libero di accedere, seguendo i percorsi del proprio mondo interiore. La simmetria (o l’asimmetria) di un dettaglio architettonico, il taglio obliquo, il gioco di linee orizzontali e verticali di un albero, tutti elementi che entrano in gioco in questa visione.
L’autrice parla di dialogo più che di confronto. Un po’ come nel libro fotografico
Bangkok (2006) di Heidi Specker e Germaine Krull, dove le sue fotografie a colori di una Bangkok contemporanea (e difficilmente riconoscibile in base ai cliché a cui siamo abituati) si relazionano alle immagini in bianco e nero degli anni ‘40 e ’50 dedicati, prevalentemente, a statue di Buddha. Scatti firmati da
Germaine Krull, fotografa tedesca appassionata conoscitrice della cultura asiatica, di cui segnaliamo l’interessante autobiografia,
La vita conduce la danza, seguita alla retrospettiva del suo lavoro organizzata ad Arles nel 1988.
Attualmente Specker è alle prese con un nuovo progetto, ispirato alle poesie di Ingeborg Bachmann. Un altro autore che predilige è Thomas Mann, e in particolare
La montagna incantata, ispirato da un breve soggiorno in un sanatorio di Davos. Per questo lavoro l’autrice, da un anno e mezzo, torna costantemente nella cittadina svizzera.
Qui ha conosciuto Elsi, una signora di mezza età che incarna molti dei caratteri presenti nel romanzo. Ne è nato un racconto fotografico,
D’Elsi, in cui luoghi e stati d’animo dialogano tra loro. Paesaggi dell’anima, si potrebbero definire.