I colori del vespro distendono sui muri della vecchia Roma, sui vicoli assiepati, sui volti distratti, una patina austera e fluttuante di chiaroscuro. Il rapido trascolorare del giorno ci sorprende in Via dei Chiavari, una stradina nodosamente adagiata tra Largo Argentina e Campo de’ Fiori, dove, al pianterreno di una costruzione cinquecentesca, Ovidio Jacorossi, industriale e collezionista, ha deciso, da un anno a questa parte, di allogare la sua vasta e preziosa raccolta d’arte moderna. Dopo la prima, longeva esposizione, dedicata alla prima metà del novecento, questo ulteriore appuntamento ci offre, invece, una nutrita silloge di opere del successivo cinquantennio. Ci viene incontro, con cortese sollecitudine, Giulia Tulino, storica dell’arte e, con Enrico Crispolti, curatrice della mostra in corso. La collezione – ci spiega – è incentrata, soprattutto, sulla realtà artistica romana e, segnatamente, sulla cosiddetta scuola di Piazza del Popolo. Schifano, Angeli, Uncini, Fioroni, Tacchi, Festa, Mambor, Pascali, Baruchello, De Dominicis, sono tutti artisti che – stimolato dall’amico gallerista Plinio De Martiis – Jacorossi ha collezionato e che in questa mostra hanno un ruolo centrale. Ci sono però – aggiunge – anche opere di artisti storicamente meno fortunati ma, a mio avviso, notevolissimi come, per esempio, la ceramista Nedda Guidi. E ci indica l’unica opera presente nell’esposizione: tre fogli di terracotta smaltata imprigionano, assorbendolo e serbandone traccia, un moto vibratorio elementare quasi che l’agitazione microscopica della materia trapelasse epifanicamente dalla morfologia dell’oggetto.
Titina Maselli, Boxeurs e nodi di fili nel cielo, olio su tela 1962-63 ca
Ci soffermiamo, quindi, su due stampe di diversa fattura: testimonianze dell’universo ludico, studiatamente fanciullesco di Pino Pascali, artista dalla fantasia mercuriale e precorritrice, scomparso troppo presto, tragicamente. Questo invece è un piccolo olio di Titina Maselli, un’artista particolarmente cara ad Enrico Crispolti e che ha avuto anch’essa una scarsa fortuna critica. Il soggetto – due pugili che si sfidano sul ring – in prima approssimazione, può essere ascritto al genere Pop, ma quel colore così improvviso e così lancinante sembra veicolare un campo di forze che tendono la tela fino a squarciarla, con la drammatica, lacerante veemenza di un grido nella notte. Abbiamo pensato di inserire anche Franco Piruca che è stato l’iniziatore di un ritorno alla figurazione negli anni ’70, anticipando di un decennio il movimento degli Anacronisti presentato da Maurizio Calvesi alla Biennale del 1984 e sostenuto da Plinio De Martiis con la sua galleria La Tartaruga dove “Dedalus”, il dipinto che stai osservando, è stato esposto nel 1978. Si tratta di un movimento artistico che è stato molto osteggiato…Certo, questo manierismo in salsa dechirichiana può lasciare perplessi ma ci piace leggerlo come una sorta di Wunderkammer rivisitata dove il gusto della citazione dotta agevola sincronie e sintopie da capogiro e dove l’arte partecipa della natura del sogno.
Luigi Capano
Mostra visitata il 5 ottobre
Dal 4 ottobre 2018 al 12 gennaio 2019
Colore, Immagine, Segno, Oggetto, Comportamento. Il secondo Novecento a Roma nella collezione Jacorossi
Musia
Via dei Chiavari 7/9, Roma
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