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fino al 12.VI.2011 | Mario Schifano / Nunzio | Roma, Macro

di - 7 Febbraio 2011
Protetto da ciò che voglio”. Così Mario Schifano (Homs, 1934 – Roma,
1998) scriveva su una delle tantissime foto che compongono il percorso a
meandri che intende far conoscere e rivivere il processo creativo e mentale di
uno dei più grandi artisti italiani del secondo Novecento.

Fotografie che
ritraggono immagini forti, prese perlopiù dalla tivù; immagini potenti,
violente, fortemente iconiche, su cui sono presenti suoi interventi con
pennarelli, nel bisogno di farle proprie, caricarle e storpiarle. Immagini
della nostra televisione, della nostra cultura pop e trash anni ‘90 (dunque,
gli ultimi della sua vita): un calderone che comprende teschi, madonne
sanguinanti, icone della tv, del cinema, della politica, Lady D, le espressioni
del volti, i nudi, gli autoritratti, i telegiornali, le ninfette di Non è la Rai, Bob Dylan, Enrico Ghezzi,
il calcio, Lenin, la pornografia.

Questo magma
visivo e mentale raggiunge l’acme nel compulsivo e frenetico zapping
televisivo, anch’esso da ritenersi un febbrile e ininterrotto stato creativo,
registrato dallo stesso Schifano mentre parlava al telefono con collaboratori,
galleristi, amici, e mostrato incessantemente allo spettatore al termine del
percorso. Il dito dell’artista sul telecomando indugia solo quando viene
colpito da qualcosa di forte, come la sigla di Fuori Orario (il geniale abbinamento ghezziano tra le immagini de L’Atalante e la musica di Because the night), come le tremende
immagini della Guerra del Golfo, fino all’illuminante intervista ad Alberto
Moravia che placidamente ammette: “Eternità
è una sensazione
”.

Come
considerare questa particolarissima installazione? Non siamo in presenza di una
personale, né tantomeno della riproposizione di un lavoro ideato da Schifano. È
il suo stesso procedimento creativo a essere qui esposto e indagato, a divenire
fatto artistico. Quest’operazione, a metà strada fra un omaggio concettuale e
un’aggiornata ricostruzione filologica della bottega dell’artista, comunque
vada letta, ha il merito di interrogare e stimolare il visitatore, oltre che a
indottrinarlo, al pari di una vera e propria opera d’arte degna di questo nome.

Sullo stesso
piano, continua il ciclo espositivo MacroWall:
Eighties are back!
, progetto curato da Ludovico Pratesi che ha lo scopo di
rileggere l’arte italiana degli anni ’80 e ricontestualizzarla, grazie
all’aiuto di due critici di diverse generazioni, chiamati di volta in volta a
leggere due opere di un artista cresciuto in quegli anni e idealmente ancora
legato a essi.


Fino a dicembre
è stata la volta di Nunzio (Cagnano
Amiterno, L’Aquila, 1954; vive a Roma), che ha scelto appositamente di esporre
due opere diverse per stile, materiali utilizzati e periodi, ma simili nella
loro ricerca di interazione tra bidimensionalità e tridimensionalità. Duna (1984), gesso ricoperto di blu,
riletta da Emanuela Nobile Mino, ricorda nella forma tanto l’Italia quanto un
fungo o un ombrello. Untitled (2009),
piombo su legno e materiali poveri, analizzata da Roberto Lambarelli, è un
supporto quadrato con cinque campi verticali che crea l’effetto di una tarsia.

Passato e
presente dialogano amenamente al Macro, una stimolante palestra per gli occhi e
per la mente.

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’80 a Monza

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a Firenze

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giulio brevetti

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il 23 novembre 2010


dal 25 ottobre 2010 al 12 giugno 2011

Laboratorio Schifano

a cura di Luca Massimo Barbero e Francesca Pola

dal 25 ottobre al 12 dicembre 2010

Eighties are back! – Nunzio

a cura di Ludovico Pratesi

MACRO – Museo
d’Arte Contemporanea di Roma

Via Reggio Emilia, 54 (zona Nomentana-Porta Pia) – 00198 Roma

Orario: da martedì a domenica ore 10-19

Ingresso: intero € 10; ridotto € 8

Cataloghi
Electa

Info: tel. +39
06671070400; fax +39 068554090; macro@comune.roma.it; www.macro.roma.museum

[exibart]

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