Possiede un carattere contraddittorio la prima mostra italiana di Sarah Braman (New York, Usa 1970), organizzata nella sala al piano terra del Macro di Roma – in collaborazione con la fondazione DEPART −, come si evince immediatamente dal titolo: Lay Me Down, ovvero “stendimi- sdraiami”, che apertamente e forse anche ironicamente, nega l’essenza stessa delle opere esposte: quattro grandi sculture che, anziché adagiarsi al suolo, sfidano la forza di gravità.
Tutte realizzate in tempi recenti, tre nel 2010 e una – April adventure – nel 2011, le opere della Braman sono costruite con materiali poveri, eterogenei. Sovente nascono dalla rielaborazione di oggetti d’uso quotidiano, che vengono trasformati attraverso l’assemblaggio di elementi diversi. L’artista crea in questo modo una sensazione di spaesamento nello spettatore, accresciuta dal fatto che l’oggetto astratto dalla realtà rappresenta solo una pallida memoria di essa, trattandosi di un elemento dismesso.
La scultrice, come una moderna alchimista, si rivela capace di agire in due dimensioni contemporaneamente: da una parte ci presenta le cose nella loro realtà materiale, dall’altra le eleva allo status di metafore e rappresentazioni di sé stesse. In quest’alternanza tra passato, legato all’oggetto fisico e alla sua ragion d’essere, e presente, legato invece al rinnovamento dell’oggetto e alla sua trasformazione, risiede il carattere intimo delle opere della Braman. La sfera personale nelle sculture esposte, è accentuata anche mediante la scelta dei titoli, nei quali, spesso, compare un pronome possessivo, richiamando in ognuno di noi l’esperienza di un passato familiare. Del resto la scultrice stessa ha definito le sue opere come “monumenti alle persone che amo, alla gioia e alla confusione che provo per essere viva”.
Mentre June, realizzata con pannelli di legno dipinti, è caratterizzata da una forma quasi di piramide scomposta, in bilico sul pavimento, che le conferisce un carattere onirico, April Adventure, opera site specific, presenta una struttura complessa, solida.
Composta da un armadio, plexiglass e vernice, sembra alludere, con le chiavi ancora attaccate alle ante, all’esistenza di un’altra dimensione, intesa non solo come luogo mentale ma, forse, anche fisico. In questo caso la Braman, come anche in Our House e in Your Door, usa l’oggetto di seconda mano proprio come un supporto per stendere, in maniera quasi espressionista, cioè con pennellate decise e disordinate, la pittura. Protagonista della prima opera citata è un grande tappeto, privato della sua funzione perché posto in verticale sulla parete, o forse semplicemente trasformato in un arazzo moderno, in bilico su un romantico banco di scuola. Your Door è l’opera più semplice, costituita da una porta dipinta, in lontananza potrebbe sembrare un ready made di duchampiana memoria, ma il tocco pittorico dell’artista la carica di significati altri, sempre generatori di nuove dimensioni.
Tra le opere esposte ricorre un denominare comune: il colore viola, che sembra quasi un ulteriore allusione al tema della memoria.
ludovica palmieri
mostra visitata il 4 maggio 2011
Sarah Braman – Lay Me Down
a cura di Elena Forin
dal 4 maggio al 12 giugno 2011
Macro Museo d’Arte Contemporanea di Roma
Via Nizza, 138 (angolo via Cagliari, zona Nomentana- Porta Pia) 00198, Roma
Piano Terra
Orario: da martedì a domenica ore 10-19
Ingresso: Intero € 10; ridotto € 8
Info: tel. +39 06671070400; fax +39 068554090;
macro@comune.roma.it; www.macro.roma.museum
Fondazione DEPART: li@departfoundation.org ;www.departfoundation.org
[exibart]
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