Non è del tutto nuova l’idea di mettere in mostra opere di artisti fuori dai tradizionali spazi espositivi. Caffè e ristoranti, librerie e bar, in qualche modo ci stanno abituando all’idea che l’arte contemporanea possa far parte del nostro quotidiano. Ciò che rende differente questa collettiva è tuttavia proprio il luogo: le vetrine della Galleria Esedra, che si aprono su una “passeggiata” coperta, visibili dai passanti. La pasticceria Dagnino non è nuova ad una simile operazione. Circa tre anni fa aveva infatti inaugurato una mostra che si prefiggeva di essere la prima di una serie. Nonostante i buoni propositi ci fu poi una battuta d’arresto.
Il titolo richiama il doppio contesto: il sottovetro delle opere all’interno delle vetrine e quello in cui sono messi di solito i prodotti dolciari. È dichiarata la mancanza di un progetto curatoriale: gli artisti sono stati scelti in base alla loro disponibilità di mettersi alla prova con questo insolito spazio. E l’aggettivo “giovani artisti” è appropriato, vista l’età e la carriera di ognuno di loro. Nati tra gli anni Ottanta e Novanta, alcuni sono difatti alla loro prima esperienza espositiva ma, nonostante l’età acerba, danno prova comunque di seguire una ricerca precisa. Per la maggior parte incentrati sulla memoria, alcuni lavori, che occupano con naturalezza l’intero spazio della vetrina, sono ulteriormente personalizzati dall’artista con l’aggiunta di un dettaglio, di un rimando, che va a costituire un valore aggiunto di “allestimento”. In Explicit di Laura Chiari (Roma, 1971), la fotografia viene trattata alla stregua di una tela, in cui le “pennellate” di bianco sembrano togliere, come da un vetro sporco, il nero della trascuratezza, permettendo di vedere finalmente ciò che era assopito, che rinasce quindi a Vita Nova, sottolineato da una torta di compleanno.
A personalizzare il lavoro di Laura Orlando (Milazzo, 1983, vive a Roma), attento all’universo giovanile femminile, ripreso nelle infinite sfumature del quotidiano, sono invece delle cibarie giapponesi che sembrano essersi materializzate dalla tela. I colori brillanti e il veloce linearismo la allontanano da una nostalgica japonaiserie, collocandola pienamente nel contemporaneo contesto sociale multiculturale. Con campiture di ampio respiro Veronica Botticelli (Roma, 1979) delinea invece i volumi di evocativi ambienti domestici. Usando la pittura come strumento di ricerca, Eugenia Lecca (Roma, 1980) prende spunto da un ritratto paterno, per significare una caratterizzazione psicologica più generale. Cos’altro potrebbe indicare una memoria, in questo caso cristiana, più di un calice ed un pesce, cristallizzati nella sabbia, da Peppe Perone (Napoli, 1972, vive a Rotondi, Avellino)? Ugualmente cristallizzati e “spoetizzati” attraverso la loro trasformazione in un kit di montaggio, sono i fiori fuori misura e senza più alcun colore di Carla Mattii (Fermo, 1971, vive a Milano).
Colori che invece vengono stesi con rigido rigore da Andrea Nicodemo (Termoli, 1976, vive a Roma) con un processo di semplificazione. Quadro nel quadro è infine il lavoro di Saverio Magistri (Messina, 1980, vive a Roma) che contemporaneamente testimonia una sua azione performativa e l’attività di fotografo, attraverso la quale ottiene delle immagini sulle quali interviene liberamente in un secondo momento attraverso collage, disegno o pittura.
daniela trincia
mostra visitata il 27 giugno 2006
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