Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
11
novembre 2008
fino al 12.XI.2008 Isabella Ducrot Roma, Hybrida
roma
L’idea della passione, dalla mente alla carta. Corpi aggrovigliati, espressioni estatiche sui volti ritratti. Che trasudano amore, trasformandosi in un ponte che collega la sua arte alla vita di ognuno di noi...
di Marzia Apice
Isabella Ducrot (Napoli; vive a Roma) mostra alla galleria Hybrida Contemporanea i suoi Abbracci, tutti lavori realizzati tra il 1998 e il 1999. Attraverso l’utilizzo di carte cinesi, tessuti antichi, pastelli e acrilici, l’artista ripropone in questo allestimento un chiaro percorso di ricerca che l’ha portata a indagare una materia che, se da una parte appare rischiosa perché evanescente, dall’altra è fondamentale perché profondamente radicata nell’essere umano: la sfera erotica.
Tutti i lavori esposti presentano, in modo inequivocabile e con tratti decisamente graffianti (a voler indicare ancor più esplicitamente la violenza che la sensualità può a volte assumere), numerose immagini di donne (o forse è sempre la stessa?), timide e allo stesso tempo lascive, che si accoppiano carnalmente con esseri quasi irriconoscibili, probabilmente non appartenenti a questo mondo o soltanto trasfigurati dalla passione. Queste figure si uniscono in un continuo abbraccio, lungo e silenzioso, che stringe e allenta a intermittenza la propria morsa, che passa dunque dalla tenerezza all’impeto più sfrenato.
Nel testo Bianca di pelle, presentato per l’occasione, l’artista racconta di una donna, del tutto assimilabile a una delle figure rappresentate nei disegni: “Misconoscere a tal punto la propria natura è ingannare sé e gli amici! Lunare è la sua natura, ma che dico, notturna, da notti senza luna, ché i raggi lunari non mancherebbero di arrossare, alterare il latteo biancore della sua pelle”. Parlare dunque con franchezza, rispettando la propria intima essenza, è l’unico modo per avere consapevolezza di se stessi: questo sembra essere lo scopo di Ducrot. E ciò appare ancor più chiaro, dal momento che qui a essere messo in mostra è proprio l’amore, nella sua visione più carnale e animalesca: l’artista lo fa senza vergogna né timidezza, impudicamente, proprio perché è in quei corpi nudi, avvinti dalle pulsioni erotiche e vinti dalla fatica del desiderio, che risiede la vita.
Ma, accanto alla vita, ciò che salta fuori da ogni opera è la morte: le pose sgraziate, i lineamenti e la gestualità indelicata dei soggetti, così come la natura ambigua di alcuni di essi, metà animali e metà esseri umani, indicano che l’amore può assumere forme tragiche e dolorose, contro le quali è impossibile opporre resistenza. L’unione di Eros e Thanatos è dunque inscindibile? L’artista ci dice di sì; anzi, sembra quasi volerlo gridare a tutti con queste opere che parlano al posto di un inconscio, il suo, finalmente liberato da ogni vincolo di segretezza.
Ducrot urla la sua verità con quanta più forza le è possibile, destinando il suo messaggio di vita a un mondo che ormai appare anestetizzato, impermeabile alle passioni, sensibile solo alle leggi del potere e della sopraffazione. Sperando che forse, magari un giorno, anch’esso possa risvegliarsi dal suo lungo sonno emotivo.
Tutti i lavori esposti presentano, in modo inequivocabile e con tratti decisamente graffianti (a voler indicare ancor più esplicitamente la violenza che la sensualità può a volte assumere), numerose immagini di donne (o forse è sempre la stessa?), timide e allo stesso tempo lascive, che si accoppiano carnalmente con esseri quasi irriconoscibili, probabilmente non appartenenti a questo mondo o soltanto trasfigurati dalla passione. Queste figure si uniscono in un continuo abbraccio, lungo e silenzioso, che stringe e allenta a intermittenza la propria morsa, che passa dunque dalla tenerezza all’impeto più sfrenato.
Nel testo Bianca di pelle, presentato per l’occasione, l’artista racconta di una donna, del tutto assimilabile a una delle figure rappresentate nei disegni: “Misconoscere a tal punto la propria natura è ingannare sé e gli amici! Lunare è la sua natura, ma che dico, notturna, da notti senza luna, ché i raggi lunari non mancherebbero di arrossare, alterare il latteo biancore della sua pelle”. Parlare dunque con franchezza, rispettando la propria intima essenza, è l’unico modo per avere consapevolezza di se stessi: questo sembra essere lo scopo di Ducrot. E ciò appare ancor più chiaro, dal momento che qui a essere messo in mostra è proprio l’amore, nella sua visione più carnale e animalesca: l’artista lo fa senza vergogna né timidezza, impudicamente, proprio perché è in quei corpi nudi, avvinti dalle pulsioni erotiche e vinti dalla fatica del desiderio, che risiede la vita.
Ma, accanto alla vita, ciò che salta fuori da ogni opera è la morte: le pose sgraziate, i lineamenti e la gestualità indelicata dei soggetti, così come la natura ambigua di alcuni di essi, metà animali e metà esseri umani, indicano che l’amore può assumere forme tragiche e dolorose, contro le quali è impossibile opporre resistenza. L’unione di Eros e Thanatos è dunque inscindibile? L’artista ci dice di sì; anzi, sembra quasi volerlo gridare a tutti con queste opere che parlano al posto di un inconscio, il suo, finalmente liberato da ogni vincolo di segretezza.
Ducrot urla la sua verità con quanta più forza le è possibile, destinando il suo messaggio di vita a un mondo che ormai appare anestetizzato, impermeabile alle passioni, sensibile solo alle leggi del potere e della sopraffazione. Sperando che forse, magari un giorno, anch’esso possa risvegliarsi dal suo lungo sonno emotivo.
articoli correlati
Isabella Ducrot all’Archivio di Stato di Milano
marzia apice
mostra visitata il 5 novembre 2008
dal 24 ottobre al 12 novembre 2008
Isabella Ducrot – Abbracci
a cura di Martina Sconci
Hybrida Contemporanea
Via Reggio Emilia, 32 (MacroZona) – 00198 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0699706573; info@hybridacontemporanea.it; www.hybridacontemporanea.it
[exibart]