26 novembre 2009

fino al 12.XII.2009 Diego Esposito Roma, Giacomo Guidi

 
Sentimento e razionalità, in un dialogo ritmato dal suono dei venti. Musica, numeri e colori, elementi basilari dell’esperienza di un artista che ama viaggiare. Dalla Grecia all’Estremo Oriente...

di

, un titolo che sintetizza l’idea di possibilità,
quello della personale di Diego
Esposito
(Teramo, 1940; vive a
Milano e Venezia), curata da Aldo Iori nella nuova location della Galleria
Giacomo Guidi Arte Contemporanea.
Non
una contrapposizione, quindi, ma la coniugazione di una parte emozionale – con
i sette acquarelli – e di un’altra, più lucida, con Magnetic attraction (1991/2009), installazione giocata sulla
ripetizione del numero nove e sul dialogo di forme quadrate e circolari (la
soluzione angolare degli elementi a parete concede maggior dinamicità al rigore
geometrico dei quadrati gialli – a terra – che l’artista definisce “zattere
in movimento
”).
In
questo viaggio che porta da una vibrazione all’altra, anche la musica è una
componente determinante: per l’installazione, il compositore Roberto
Cacciapaglia
ha creato un brano,
catturando e mixando il suono dei quattro venti.
L’aspetto
cromatico è sempre stato importante per Esposito – che fin dal suo esordio
studia la simbologia dei colori di Goethe – anche nell’approccio conoscitivo ai
luoghi che visita. “Viaggio per vedere le pietre, ma anche l’umanità”, spiega. “Sono partito dalla Grecia, perché è
il nostro centro, e come Ulisse vi torno sempre. Un ritorno che non è
nostalgico, ma è un tornare ogni volta arricchito da nuove esperienze. Da lì
sono passato allo zen. Vado spesso in Oriente: mi piace il Giappone, in
particolare, perché è un paese molto ritualistico. Ogni movimento, ogni segno
ha un significato in cui non c’è nulla di banale
”.
Diego Esposito - Né - veduta della mostra presso la galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea, Roma 2009 - photo Manuela De Leonardis
Come
pagine del suo diario personale, quotidiano, i grandi acquarelli, dipinti su
carta fatta a mano con colori presi in giro per il mondo, sono permeati di
diversi stati d’animo. Sono stati realizzati nel 2008-09, al ritorno dal Sol
Levante: “In Giappone dicono che per dipingere un bambù bisogna diventare un
bambù
”, afferma.
Un’immedesimazione
totale fra soggetto e interprete, al quale anelare nel momento in cui il
pennello, impregnato di colore sospeso nell’acqua, gira intorno al cerchio,
oppure si perde nei silenzi di una linea: il giallo del sole, del cosmo, della
rotazione; intrecci rossi intorno a un punto focale; onde celesti spinte verso
l’alto; la spirale nell’iride azzurra di un occhio mentale.
Esposito
ascolta sempre lo stesso cd di musica strumentale estremo-orientale mentre
dipinge, note che infondono quiete e concentrazione: una formula meditativa che
si riflette in quelle che definisce “composizioni musicali che si potrebbero
suonare
”.
Diego Esposito - Né - veduta della mostra presso la galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea, Roma 2009 - photo Manuela De Leonardis
Quanto
all’acquarello, è la tecnica che predilige: “È un colore che nasce dalla
stratificazione, come gli strati geologici. La pennellata successiva non copre,
come nell’olio, quella precedente. Nulla si nasconde, come la personalità
dell’individuo: ciò che siamo oggi nasce dalla stratificazione dei momenti
passati
”.

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de leonardis

mostra
visitata il 15 ottobre 2009


dal
15 ottobre al 12 dicembre 2009
Diego
Esposito – Né
a
cura di Aldo Iori
Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea
Vicolo di Sant’Onofrio, 22/23 (zona Gianicolo) – 00165 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 10-13 e 16–20
Ingresso libero
Catalogo Shin
Info: tel./fax +39 0696043003; info@galleriagiacomoguidi.com; www.galleriagiacomoguidi.com

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