Né, un titolo che sintetizza l’idea di possibilità,
quello della personale
di
Diego
Esposito (Teramo, 1940; vive a
Milano e Venezia), curata da Aldo Iori nella nuova location della Galleria
Giacomo Guidi Arte Contemporanea.
Non
una contrapposizione, quindi, ma la coniugazione di una parte emozionale – con
i sette acquarelli – e di un’altra, più lucida, con
Magnetic attraction (1991/2009), installazione giocata sulla
ripetizione del numero nove e sul dialogo di forme quadrate e circolari (la
soluzione angolare degli elementi a parete concede maggior dinamicità al rigore
geometrico dei quadrati gialli – a terra – che l’artista definisce “
zattere
in movimento”).
In
questo viaggio che porta da una vibrazione all’altra, anche la musica è una
componente determinante: per l’installazione, il compositore
Roberto
Cacciapaglia ha creato un brano,
catturando e mixando il suono dei quattro venti.
L’aspetto
cromatico è sempre stato importante per Esposito – che fin dal suo esordio
studia la simbologia dei colori di Goethe – anche nell’approccio conoscitivo ai
luoghi che visita. “
Viaggio per vedere le pietre, ma anche l’umanità”, spiega.
“Sono partito dalla Grecia, perché è
il nostro centro, e come Ulisse vi torno sempre. Un ritorno che non è
nostalgico, ma è un tornare ogni volta arricchito da nuove esperienze. Da lì
sono passato allo zen. Vado spesso in Oriente: mi piace il Giappone, in
particolare, perché è un paese molto ritualistico. Ogni movimento, ogni segno
ha un significato in cui non c’è nulla di banale”.
Come
pagine del suo diario personale, quotidiano, i grandi acquarelli, dipinti su
carta fatta a mano con colori presi in giro per il mondo, sono permeati di
diversi stati d’animo. Sono stati realizzati nel 2008-09, al ritorno dal Sol
Levante: “
In Giappone dicono che per dipingere un bambù bisogna diventare un
bambù”, afferma.
Un’immedesimazione
totale fra soggetto e interprete, al quale anelare nel momento in cui il
pennello, impregnato di colore sospeso nell’acqua, gira intorno al cerchio,
oppure si perde nei silenzi di una linea: il giallo del sole, del cosmo, della
rotazione; intrecci rossi intorno a un punto focale; onde celesti spinte verso
l’alto; la spirale nell’iride azzurra di un occhio mentale.
Esposito
ascolta sempre lo stesso cd di musica strumentale estremo-orientale mentre
dipinge, note che infondono quiete e concentrazione: una formula meditativa che
si riflette in quelle che definisce “
composizioni musicali che si potrebbero
suonare”.
Quanto
all’acquarello, è la tecnica che predilige: “
È un colore che nasce dalla
stratificazione, come gli strati geologici. La pennellata successiva non copre,
come nell’olio, quella precedente. Nulla si nasconde, come la personalità
dell’individuo: ciò che siamo oggi nasce dalla stratificazione dei momenti
passati”.