Categorie: roma

fino al 13.I.2011 | Silvia Camporesi | Roma, Z2O Galleria

di - 15 Dicembre 2010
La
figura femminile volta le spalle allo spettatore, lanciata in una corsa che la
porta ad attraversare luoghi incontaminati e affondare, infine, i piedi nella
sabbia chiara lambita dalle increspature del mare. È lì che si erge una scala
bianca a sette pioli, oggetto della quotidianità investito di significati
simbolici. La corsa, quindi, come metafora del percorso iniziatico per Silvia Camporesi (Forlì, 1973), a cui la galleria romana
dedica la personale Sifr – La distanza
canonica
.

Anche
questo progetto ruota intorno alla tematica dell’elevazione spirituale come
traguardo di un percorso difficile, “un
cammino che parte da uno zero, ‘sifr’ in arabo vuol dire, appunto, zero per
arrivare alla consapevolezza
”, spiega l’artista. Differentemente, però, dai
precedenti Dance dance dance-la
nuotatrice
e Secondo vento-la
karateka
, ambientati all’interno di spazi chiusi e con la partecipazione di
atlete, in Sifr è la stessa artista a
muoversi all’aria aperta in un paesaggio che suscita da sempre, su di lei,
grande fascino visivo. Le saline di Cervia, la periferia industriale di Ravenna
(citazione del Deserto Rosso di Antonioni),
ma soprattutto la spiaggia e il mare: “C’è l’acqua, un elemento
determinante, dal quale non riesco a staccarmi
”.

Significativa, nella dinamica del racconto, la scelta
dell’abito, insieme all’uso dei colori: “Questa
gonna-paracadute dà l’idea del tentativo di alleggerire il corpo, quindi è
simbolo di leggerezza. È nera, un colore che solitamente non uso, perché é
totale e assorbe tutti gli altri
”.


La meta, invece, è bianca (chiara la valenza simbolica),
quanto alle altre tracce cromatiche c’è la bandiera rossa che sventola
(soggetto presente anche in una delle due “foto in motion” esposte, insieme al
fumo), citazione dell’abito rosso precedentemente indossato dalla nuotatrice.

Nel
processo creativo di Silvia Camporesi i rimandi danno un senso di continuità al
lavoro, creando “situazioni concentriche e annodate”. Un suono come quello della nave, ad esempio,
riprende quello presente in Secondo vento-la karateka, come pure altrove (frase o foto che sia) di
Simone Weil o Murakami Haruki, autore de L’arte di correre di cui Camporesi aveva precedentemente citato il titolo del
romanzo Dance dance dance.

Di rimandi è popolato il
puzzle fotografico Regole per uscire al
giorno

(citazione del Libro dei Morti degli
antichi egizi), opera viscerale in cui oggetti e luoghi reali, ma anche mentali
dialogano tra loro. Un po’ come The ways
of Ascent
, libricino in tela rossa (rivestito con la bandiera del video)
che ha il sapore e la freschezza di un diario intimo, realizzato tuttavia con i
frammenti raccolti in una fase precedente.


Appunti personali che rientrano in una metodologia
di lavoro rigorosa: “La mia regola è tenere sempre dei diari dove raccolgo le prime idee; da
lì comincia la ricerca che cresce e si consolida. Poi scrivo il progetto
definitivo, faccio gli story-board e preparo tutto quello che serve, in modo
tale da arrivare al momento dello scatto o del video con minor fatica
possibile. Questo lavoro di preparazione è molto importante, proprio per non
lasciare nulla al caso…
tranne poi ritrovarmi
protagonista per
un imprevisto!”.

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visitata il 7 dicembre 2010


dal
7 dicembre 2010 al 13 gennaio 2011

Silvia Camporesi – Sifr (la distanza
canonica)

a cura di Valentina Ciarallo

Z2O Galleria – Sara Zanin

Via dei Querceti, 6 (zona Colosseo) – 00184 Roma

Orario: da lunedì a sabato ore 15-19.30 o su appuntamento

Ingresso libero

Info: tel. +39 0670452261; fax +39 0677077616; info@z2ogalleria.it; www.z2ogalleria.it

[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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