Niente di criptato, anzi tutto chiaro sin dall’ingresso.
Il primo segno è quello indelebile di John Cage, che per Paik è stato maestro e chiave di lettura di un mondo
fatto di suoni e silenzio. Cage in
cage, installazione del 1989, cattura l’essenza concreta del compositore
e lo riveste di quell’aura che solo lui riuscì a conferirgli. L’immagine del
musicista contemporaneo scorre sotto gli occhi del fruitore mentre la gabbia
raccoglie simbolicamente, in un vuoto d’aria chiuso, la componente Fluxus alla
quale Paik si legò immediatamente.
Perché come racconta Achille Bonito Oliva – curatore e ideatore della Fluxus Biennial – “Fluxus è togliere e dare, o meglio, all’opera finita viene tolta
l’aurea per darle tensione ed energia”. Nella sala posteriore, il tributo è
non solo a Paik, ma a tutta la sua videoarte, il video che, conferma ancora
Bonito Oliva, “è passaggio, comunicazione
ed erotismo dell’immagine”.
Hommage to Pythagoras, opera del 1990 di proprietà della
Fondazione Mudima di Gino di Maggio, racconta l’arte, la vita e la società
moderna secondo Paik. Nelle sale, attraverso queste due significative
installazioni, è facile percepire quel senso di tempo riletto in chiave Fluxus,
tempo inteso come elemento in divenire, che fluisce in un ciclo perenne,
continuo. Nell’immagine video di Paik, il tempo assume visibilità concreta e
diventa colore, mentre il suono diviene, attraverso quel profondo legame con
Cage, allegoria del disturbo.
Ecco come l’arte da Fluxus a Paik si riveste di
una nuova valenza, una concettualità innovativa, e abbraccia ragioni della vita,
che forse prima nessuno – escludendo Marcel
Duchamp – aveva contemplato. Fluxus, come movimento neodadaista, è tutto e
niente, e Paik coglie la radice di questo tutto mentre intrappola il niente in
immagini e suoni, in concetti e riflessioni.
Il flusso a cui costantemente fa riferimento
invade lo spazio, attraverso un susseguirsi di immagini che avvolgono
l’ambiente, contribuendo così ad annullare la distanza fra chi osserva e
l’opera d’arte, secondo le indicazioni proprie del movimento.
Siamo davanti a un uomo che è stato capace, a
torto o ragione, di dar consapevolezza piena del nostro tempo, restituendoci
l’esatta rappresentazione delle nuove forme di comunicazione che oggi sono
centro e mezzo delle nostre relazioni. Paik si pone in questo modo come un anticipatore
di un tempo nuovo, pregi e difetti inclusi.
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mostra visitata il 28 gennaio 2011
dal 28 gennaio al 13 marzo 2011
Fluxus Biennial #04 – Nam June Paik
a cura di Achille Bonito Oliva
Auditorium – Parco della Musica
Viale Pietro De Coubertin, 34 (zona Flaminio) – 00196 Roma
Orario: tutti i giorni ore 11-18
Ingresso libero
Orario: da lunedì a venerdì ore 17-21;
sabato, domenica e festivi ore 10-21
Catalogo Nero
Info: tel. +39 0680241436; info@musicaperroma.it;
www.auditorium.com
[exibart]
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