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Linee di inchiostro, sottili segni grafici, geometrie anatomiche, macchie metalliche, formule quantistiche, citazioni indecifrabili, schizzi di colore pastello, precipitati di materia sgargiante si coagulano in immagini istantanee del pensiero, dell’emozione, del gesto, dell’azione.
Un vero e proprio squarcio sugli articolati meccanismi di un’interiorità complessa, qui messa a nudo da Jorinde Voigt (Francoforte, 1977) ed esposta a frammenti di condivisione con il nostro sguardo indiscreto. I disegni astratti della serie Beobachtungen im Jetzt (2014) intercettano i cortocircuiti tra interno ed esterno, conscio e inconscio, organico e inorganico, io e mondo, mente e corpo che determinano il sentire, il pensare, l’esistere. Le raffinate dissezioni geometriche di Incomunicability IV (2014) non sono tentativi di appiattire il groviglio interiore riducendolo in schematismi rassicuranti, ma tracce pulsanti dei suoi processi caotici, diagrammi imperfetti del suo divenire, eleganti schegge vive della sua fisiologia incomunicabile. O, ancora, nell’inedita serie Salt, Sugar, Sex (2015), l’artista allude attraverso trame organiche alle reazioni biochimiche basiche dello sviluppo vitale, mostrando così l’insospettabile componente corporea del pensiero, del gesto e del senso.
La costante interconnessione tra corpo e mente alla base dell’esistere fa collassare il comodo dualismo verso un unicum inestricabile, dove la funzione più materiale presenta sempre una dimensione evanescente e il pensiero più astratto una profonda radice organica. Una corporeità della mente e una mentalità del corpo tracciano, dunque, il divenire del nostro essere nel mondo secondo quelle dinamiche imprevedibili, su cui le immagini esposte gettano un lampo di luce, potente ma brevissimo. Proprio come le Sequence of Solidification II (2014), non sono che concrezioni, verdi depositi materici degli stadi effimeri di quel groviglio degli opposti che siamo stati e continueremo ad essere: interno-esterno, mente-corpo, pensiero-emozione, io-altro. Emblematica, già nel titolo, della compenetrazione dei contrari è l’opera Ja oder Nein (Si o No) che coglie il loro incessante interscambio, sempre indecidibile, sempre sfuggente. E così in un estremo contatto tra dentro e fuori la dimensione interiore diviene indossabile, grazie alla collaborazione di Jorinde Voigt con il fashion designer di origine danese Mads Dinesenda cui sono nati i kimono di Things to Wear I-V (2015), modelli di tessuto recuperato su cui l’artista ha applicato schizzi di pittura trasformandoli in opere da indossare. Insomma, ancora una volta è il rapporto con l’altro da se’ e in se’, ossia quel dualismo irrisolvibile in balìa del teorema dell’indecidibilità (Ja oder Nein, appunto) in cui si gioca l’esistere.
martina piumatti
mostra visitata il 23 gennaio
Dal 23 gennaio al 13 marzo 2015
Jorinde Voigt: Salt, Sugar, SexLisson Gallery
Via Bernardino Zenale 3- 20123 Milano
Orari: da lunedì a venerdì ore 10.00-13.00/15.00-18.00, sabato su appuntamento
Info: www.lissongallery.com