Rapt your è un percorso “fatto a mano”, costruito dietro una parete in cartongesso e delineato da mezzelune di moquette grigio scuro.
Emily Verla Bovino (New York, 1980; vive a Parigi) ne è l’artista e l’artefice: rapisce lo spettatore con lettere in truciolato, formica e compensato, interpretando il
Libro della vita di Teresa d’Avila e raccontando il suo “
severo ma dolce martrio”.
If I in the sickness rapt your death unto its methought sprigiona, in un severo inglese intagliato nel legno, la frase d’apertura della mostra alla Galleria Cesare Manzo, “restaurata” appositamente per ospitare il mondo concettuale e filosofico dell’artista. Se un anno fa una stanza abbandonata di via del Gazometro aveva abitato reticolati di mobilio e barometri homemade per studiare l’essere heideggeriano in relazione allo spazio, le tre sale della galleria romana incontrano un letto in abete e corda di canapa distrutto, costruito da Verla Bovino, a fianco al quale giacciono calze da donna sgualcite e attorcigliate.
Nella parete di fronte, un libro appartenente all’ordine francese dell’Immacolata Concezione nasconde le tracce di una “violenza” per mano dell’artista che, dopo aver strappato e cancellato una pagina dal centro, ne ha ricomposto le lettere in modo tale da formare un discorso in inglese di senso compiuto, che racconta il rapimento estatico della santa.
La seconda sala mostra una serie di dipinti su carta in cui il genitale femminile assume le sembianze grafiche e cromatiche del frutto marino dal nome cacofonico: singole cozze si dipanano in un olio leggero e, se il letto nella prima sala era distrutto, il libro violentato, uno dei dipinti non poteva che voltare le spalle allo spettatore nel mostrare la sua negatività.
Il contrappunto visivo diviene anche concettuale: il rapimento estatico della vita di una santa, racchiuso in una frase di legno a lettere capovolte, è il l’estasi d’un orgasmo visivo preceduto dalla sua ripetuta apparizione grafica. Nell’ultima sala, infatti, due proiettori e due lettori dvd immortalano la copertina mancante del libro da un lato e la masturbazione delicata di una cozza dall’altro.
Un dualismo di base percorre la mostra, e ciò che inizialmente potrebbe sembrare blasfemo si racchiude nell’aurea della teca in cui il volume sacro è contenuto. Ma attenzione: la Concezione non è più immacolata e la lingua francese si mescola a quella storicamente rivale di un anglosassone che parla la vita di una santa spagnola. Ecco allora che il rapimento estatico è reso alla pari di un orgasmo femminile: il sesso e la fede, sia pure raccontati in diverse lingue, ne parlano una sola. È la lingua dell’entusiasmo alla vita, della beatitudine pur momentanea, del rapimento individuale dalla concezione terrestre.
La terra si rispecchia nella manualità dell’artista, che nella concezione dualistica del percorso espositivo lascia traccia del suo operare, lavorando il legno e la moquette e marcando il pavimento della sua impronta espressiva.
Fuori del percorso espositivo, nell’ufficio della galleria, Bovino accoglie lo spettatore con la propria manualità, costruendo un mobile in abete con sopra cartoline che disegnano l’invito alla mostra. Una presenza materiale e spirituale, quella che lascia l’artista, volenterosa ad affrontare la dualità tra religione e sesso. Uniformandola a un unico e solido sentimento: il rapimento estatico insito in ogni donna.
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bello!
Vedo una bagliore interessante. Costei è tra i selezionati stranieri del ratti, l'unica parte del corso incontaminata dalle raccomandazioni Brera IUAV e La Masa (garutti vettese).
Che pena... un lavoro inutile, banale, pletorico, a tratti stupido... Come può essere imparziale una commissione di una galleria quando la signora Bovino, grazie alle sue conoscenze, scrive su ArtForum e Art Papers... Vedrete che tra un pochino, giusto per non destare sospetti, la "artista" Bovino recensirà benevolmente qualche mostra alla galleria Manzo... Do ut des... come si suol dire... che artista! :-D
come al solito luca rossi parla solo dei nomi che legge nel quartiere sotto casa e tutto ciò che non conosce,perchè disinformato,lo vede come puro.sei proprio un fricchetone sfigato,il contrario di una bovino che è un arrogante raccomandata e penosa.
Penosa, raccomandata ed arrogante, concordo.
Ahhhh... vedo che la cafona Bovino si è fatta conoscere anche in Francia... se avete in mente il prototipo della statunitense di destra piena di soldi arrogante arrivista e ignorante... beh... andate un po' oltre e li ci troverete Emily Verla Bovino.