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12
ottobre 2009
fino al 13.X.2009 Davide Coltro Parma, Tpalazzo
roma
Quadri mobili, per linee e colori. Flussi d’immagini che sono dipinto tradizionale e ricerca digitale. Fotografia e pittura artificiale, e paesaggi reali resi astratti per luci e sfumature...
Flussi di visioni in quadro.
Dentro cornice: anche con riferimenti precisi a tante esperienze pittoriche e
fotografiche. In particolare con Terre Piane, orizzonti che si trasformano in
tempi dilatati, lentezze di pianura, paesaggi in dissolvenza incrociata,
costante la linea che separa cielo e terra.
Un dialogo aperto fra tradizione e
videoarte: il System di Davide Coltro (Verona, 1967; vive a Milano) permette di fondere pittura
digitale ed esperienza fotografica, mentre il fruitore/spettatore coglie
movimenti a tratti quasi prima emotivi che concreti, riconoscendo magari a
posteriori come le nuvole siano andate aprendosi in sfumature più chiare.
Nei paesaggi di Medium Color
Landscape, il
colore e la luce arrivano a turbare: si avverte la verità dei contorni, mare,
monti, esperienza comune di visione, ma con il disagio dell’artificio, una sorta
di speciale fascinazione, fra stilizzazione e straniamento. Qui il creatore è
alla ricerca del “colore medio” di un paesaggio, “risultante dalla media
matematica di tutti gli elementi cromatici all’interno di un’immagine”. E l’effetto è inevitabilmente
destabilizzante, astratto, onirico.
Il System permette una connessione
permanente con lo studio dell’artista, che realizza icone digitali in perenne
metamorfosi: l’opera così sfugge all’assoluto, all’offerta come esito concluso.
È piuttosto il movimento – per quanto quieto, rallentato – a cambiare anche la
fruizione artistica in altri tempi/contemplazione. Fotografare l’azione, il
flusso del divenire, ma subito con la consapevolezza del filtro del pensiero,
dell’immaginazione umana.
Così in Story Tellers, con incanti che paiono svelare
realtà/finzioni di carattere metalinguistico: mentre si guarda sembra di esser
invitati a riflettere sull’atto stesso del guardare, frazioni di realtà che
paiono chiedere di andare oltre, d’immaginare completamenti di sfondi, parole,
gesti.
E in The Living volti trasparenti intrecciano in
strani colori, linee ed espressioni, come ricordi confusi della mente che tende
a rintracciare lineamenti della stessa persona o più volti, identità inquiete
dalle tinte/umori mutevoli.
Piacevole lo spazio della
fruizione: il Tpalazzo, nella parte più bella della città, d’angolo tra la via
che porta al Duomo e il Battistero (“temporaneo contemporaneo: tutto il
tempo in ogni attimo”
è lo slogan nel pieghevole dello spazio espositivo) permette di sostare nella
caffetteria con propri tempi di disponibilità all’arte, di pausa dal lavoro, di
ricerca, con la possibilità intanto di “gustare artisticamente” le opere.
Davvero perfette per questo le
opere di Davide Coltro, tempi speciali di scorrimento, di trasformazione, di
metamorfosi.
Dentro cornice: anche con riferimenti precisi a tante esperienze pittoriche e
fotografiche. In particolare con Terre Piane, orizzonti che si trasformano in
tempi dilatati, lentezze di pianura, paesaggi in dissolvenza incrociata,
costante la linea che separa cielo e terra.
Un dialogo aperto fra tradizione e
videoarte: il System di Davide Coltro (Verona, 1967; vive a Milano) permette di fondere pittura
digitale ed esperienza fotografica, mentre il fruitore/spettatore coglie
movimenti a tratti quasi prima emotivi che concreti, riconoscendo magari a
posteriori come le nuvole siano andate aprendosi in sfumature più chiare.
Nei paesaggi di Medium Color
Landscape, il
colore e la luce arrivano a turbare: si avverte la verità dei contorni, mare,
monti, esperienza comune di visione, ma con il disagio dell’artificio, una sorta
di speciale fascinazione, fra stilizzazione e straniamento. Qui il creatore è
alla ricerca del “colore medio” di un paesaggio, “risultante dalla media
matematica di tutti gli elementi cromatici all’interno di un’immagine”. E l’effetto è inevitabilmente
destabilizzante, astratto, onirico.
Il System permette una connessione
permanente con lo studio dell’artista, che realizza icone digitali in perenne
metamorfosi: l’opera così sfugge all’assoluto, all’offerta come esito concluso.
È piuttosto il movimento – per quanto quieto, rallentato – a cambiare anche la
fruizione artistica in altri tempi/contemplazione. Fotografare l’azione, il
flusso del divenire, ma subito con la consapevolezza del filtro del pensiero,
dell’immaginazione umana.
Così in Story Tellers, con incanti che paiono svelare
realtà/finzioni di carattere metalinguistico: mentre si guarda sembra di esser
invitati a riflettere sull’atto stesso del guardare, frazioni di realtà che
paiono chiedere di andare oltre, d’immaginare completamenti di sfondi, parole,
gesti.
E in The Living volti trasparenti intrecciano in
strani colori, linee ed espressioni, come ricordi confusi della mente che tende
a rintracciare lineamenti della stessa persona o più volti, identità inquiete
dalle tinte/umori mutevoli.
Piacevole lo spazio della
fruizione: il Tpalazzo, nella parte più bella della città, d’angolo tra la via
che porta al Duomo e il Battistero (“temporaneo contemporaneo: tutto il
tempo in ogni attimo”
è lo slogan nel pieghevole dello spazio espositivo) permette di sostare nella
caffetteria con propri tempi di disponibilità all’arte, di pausa dal lavoro, di
ricerca, con la possibilità intanto di “gustare artisticamente” le opere.
Davvero perfette per questo le
opere di Davide Coltro, tempi speciali di scorrimento, di trasformazione, di
metamorfosi.
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Strada Duomo, 7 – 43100 Parma
Orario: tutti i giorni ore 10-19
Ingresso libero
Catalogo MUP – Monte Università
Parma
Info: tel. +39 0521386429; fax
+39 0521502204; info@temporarypalazzo.it
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