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fino al 13.XII.2006 | Piero Pompili | Roma, Galleria Giulia

di - 22 Novembre 2006

I suoi maestri sono Caravaggio, Tiziano, Michelangelo, Antonello da Messina, conosciuti sui banchi dell’Istituto d’Arte. Tra i fotografi, senza incertezze, Arturo Pattern.
Piero Pompili (Roma, 1967) comincia il suo percorso artistico nel 1982-83, puntando l’obiettivo sul suo quartiere, la Borghesiana. Scruta i volti della gente, familiari, amici, passanti, soprattutto sul trenino Roma-Pantano. “Il tram era ricco di umanità, un grande contenitore di esistenze”, racconta. “Lo prendevo prestissimo per andare a scuola, ricordo i cappotti, gli occhi abbottonati. Ero talmente forte e sicuro di me che tiravo fuori la macchina fotografica e scattavo, catturando la gente con la mia anima. Quel tram era diventato la mia sala di posa, il mio studio fotografico.
È in questa borgata romana, poi, che inizia ad interessarsi al pugilato, rimanendo incantato dall’atmosfera sospesa che avvolgeva quel ring sbilenco, costruito in fretta e furia con tavole e palanche, dove venne organizzata (era il 1982) la prima Festa dello Sport. Il fotografo ricorda ancora la polvere che si sollevava ad ogni balzo dei pugili, la luce accecante del faro da 1000 watt, ma soprattutto quei personaggi da cui scaturiva sudore e sangue. Le danze tribali, la forza fisica, il loro mostrarsi senza maschere. “Allora ero un bamboccio, ma questa scena me la sono tenuta dentro. Esattamente come quella di quando mio padre -durante le nostre domeniche formative dentro Roma a bordo della Fiat 600- ci portò a vedere la Cappella Sistina e fui catturato dalle figure di Michelangelo. Nel mio lavoro sono un figurativo alla ricerca del corpo, della forza, del cazzotto…”.
Sono tredici anni che Piero Pompili gira per le palestre del Purgatorio Italia -da Marcianise alla provincia di Bergamo- sconfinando ogni tanto anche in luoghi strabilianti come la Gleason’s Gym di Brooklyn. Ad oggi sono circa ventimila le sue fotografie che raccontano di tutto questo, scattate in analogica (con la Nikon di sempre) e quasi esclusivamente in bianco e nero.
Anche nella mostra Lotta di classe -alla Galleria Giulia- l’ultima di una lunga serie (Pompili ha esposto anche a La Nuova Pesa, Galleria Ugo Ferranti, GNAM, I edizione del Festival Internazionale di Fotografia di Roma) lo sguardo dello spettatore incontra corpi, volti o particolari (un tatuaggio, i piedi penzolanti…) di uomini vulnerabili, “depurati da qualsivoglia estetica neorealista”, come scrive Enrica Petrarulo.
Alcune delle ventotto immagini esposte sono presenti anche in Combat, il libro fotografico che viene presentato con l’occasione. Anche questo volume -come Gladiatori (2005)- nasce dalla collaborazione con Antonio Franchini e dal reciproco amore per la palestra, che considerano entrambi un luogo sacro. La palestra è il teatro di una lotta autentica dove “il cazzotto lo prendi e lo senti bene. Fuori dalle palestre, invece, la lotta é più spietata e vigliacca. ” La galleria, perciò, si trasforma per l’occasione in un tempio pagano dove Pompili “modella architettonicamente” i suoi pugili in forma di trittici e polittici. Quanto al titolo –Lotta di classe– è indubbiamente giocato sull’ironia, “perché sul ring paradossalmente non c’è lotta di classe. C’è, semmai, la non-lotta di classe, perché tutto viene messo a nudo, azzerato.

manuela de leonardis
mostra visitata il 15 novembre 2006


Piero Pompili. Lotta di classe
Roma, Galleria Giulia, Via della Barchetta, 13
Orario mar.-sab. 10.00-13.00 e 16.00-19.30 (ch. dom. e lun. matt.)
ingresso libero – per informazioni tel./fax 06 6861443
Combat (a cura di Antonio Franchini, Oscar Mondadori 2006, € 18,00)


[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

Visualizza commenti

  • figata!!!
    W il ring!!!
    w la boxe, free fight, kickboxing e tutto quello che può essere fatto nel mitico quadrato!!
    In quel pezzo di mondo dove esiste ancora la vera lotta!

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