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25
gennaio 2010
fino al 14.II.2010 Marianne Werefkin Roma, Museo di Roma in Trastevere
roma
Un'artista di grande rilievo nell'ambito della figurazione del primo Novecento. Un’artista molto nota in Svizzera. A cui un'ampia retrospettiva rende merito. Finalmente, anche in Italia...
di Luca Arnaudo
Marianna Vladimirowna Verëfkina,
più nota come Marianne Werefkin (Tula, 1860 – Ascona, 1928). Un’esistenza che ha
attraversato in maniera significativa il corso dell’arte moderna europea e, più
nel privato, che rappresenta un’esperienza di grande indipendenza.
Di origini nobili, Marianne
Werefkin si dedica sin da giovane a dipingere sotto la guida dell’artista russo
Ilja Repin, da
cui viene avviata a una pittura a olio fortemente influenzata dalla
ritrattistica secentesca. Nonostante una fama precoce così conquistata,
l’artista prende presto a sperimentare nuove direttrici espressive fino a
quando, legatasi sentimentalmente al pittore Alexej Von Jawlensky, gli si consacra al punto da
cessare per lungo tempo di dipingere.
Trasferitasi in Germania con il
compagno, a Monaco Werefkin anima un salotto culturale frequentato da nomi come
Vassily Kandinsky,
Franz Marc, Gabriele
Münter, da cui di
fatto originerà la rivoluzione del Blaue Reiter. Nello stesso periodo riprende
a dipingere, manifestando una netta vicinanza allo stile di Edvard Munch.
Numerose opere in mostra indicano
un’assunzione dei principali stilemi e principi tecnici del grande norvegese: è
il caso di lavori come Domenica primaverile o Autunno, entrambi del 1907, dove risulta
definitivamente acquisita la predilezione per colori a tempera stesi su carta
in toni piatti ma con potenti addensamenti chiaroscurali che, nei numerosi
elementi figurali, assumono valenze ieratiche, in cui non è azzardato rinvenire
una personale revisione della sacralistica russa.
Ormai stabilita entro una
figurazione mossa in ambientazioni naturali spesso drammatiche, dopo la
definitiva separazione da Jawlensky l’artista si ritira nell’appartato
villaggio svizzero di Ascona, all’ombra di quel Monte verità che, al tempo,
attirava una disparata quanto interessante comunità artistica dagli interessi
teosofici. Qui l’artista trova una dimensione confacente alla propria necessità
di raccoglimento e realizza un’opera composita, accesa da colori via via più
aspri, in cui l’Espressionismo allora dominante si scioglie spesso in
un’inedita misura fantastica (vedi opere come Dopo la tempesta, il misterioso Uomo che coglie
fiori proibiti, o
ancora il visionario Cenciaiolo, di poco precedente).
Si tratta, in conclusione, di un’opera
di sicuro interesse, al quale la mostra romana rende giustizia anche con un
pregevole apparato critico.
più nota come Marianne Werefkin (Tula, 1860 – Ascona, 1928). Un’esistenza che ha
attraversato in maniera significativa il corso dell’arte moderna europea e, più
nel privato, che rappresenta un’esperienza di grande indipendenza.
Di origini nobili, Marianne
Werefkin si dedica sin da giovane a dipingere sotto la guida dell’artista russo
Ilja Repin, da
cui viene avviata a una pittura a olio fortemente influenzata dalla
ritrattistica secentesca. Nonostante una fama precoce così conquistata,
l’artista prende presto a sperimentare nuove direttrici espressive fino a
quando, legatasi sentimentalmente al pittore Alexej Von Jawlensky, gli si consacra al punto da
cessare per lungo tempo di dipingere.
Trasferitasi in Germania con il
compagno, a Monaco Werefkin anima un salotto culturale frequentato da nomi come
Vassily Kandinsky,
Franz Marc, Gabriele
Münter, da cui di
fatto originerà la rivoluzione del Blaue Reiter. Nello stesso periodo riprende
a dipingere, manifestando una netta vicinanza allo stile di Edvard Munch.
Numerose opere in mostra indicano
un’assunzione dei principali stilemi e principi tecnici del grande norvegese: è
il caso di lavori come Domenica primaverile o Autunno, entrambi del 1907, dove risulta
definitivamente acquisita la predilezione per colori a tempera stesi su carta
in toni piatti ma con potenti addensamenti chiaroscurali che, nei numerosi
elementi figurali, assumono valenze ieratiche, in cui non è azzardato rinvenire
una personale revisione della sacralistica russa.
Ormai stabilita entro una
figurazione mossa in ambientazioni naturali spesso drammatiche, dopo la
definitiva separazione da Jawlensky l’artista si ritira nell’appartato
villaggio svizzero di Ascona, all’ombra di quel Monte verità che, al tempo,
attirava una disparata quanto interessante comunità artistica dagli interessi
teosofici. Qui l’artista trova una dimensione confacente alla propria necessità
di raccoglimento e realizza un’opera composita, accesa da colori via via più
aspri, in cui l’Espressionismo allora dominante si scioglie spesso in
un’inedita misura fantastica (vedi opere come Dopo la tempesta, il misterioso Uomo che coglie
fiori proibiti, o
ancora il visionario Cenciaiolo, di poco precedente).
Si tratta, in conclusione, di un’opera
di sicuro interesse, al quale la mostra romana rende giustizia anche con un
pregevole apparato critico.
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a Reggio Emilia
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mostra visitata il 9 dicembre 2009
dal 24 novembre 2009 al 14 febbraio 2010
Marianne Werefkin – L’amazzone dell’avanguardia
a cura di Mara Folini e Federica Pirani
Museo di Roma in Trastevere
Piazza di Sant’Egidio, 1/b (zona Trastevere) – 00153
Roma
Orario: da martedì a domenica ore 10-20 (la
biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 5,50; ridotto € 4
Info: tel. +39
065816563; fax +39 065884165; museodiroma.trastevere@comune.roma.it; www.museodiromaintrastevere.it
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