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16
febbraio 2009
fino al 14.III.2009 Carola Spadoni Roma, Cesare Manzo
roma
Quando la finiranno, gli artisti, di grattare il proverbiale fondo del barile? Quando ne apriranno, invece, uno nuovo, per tirarci fuori la tanto agognata creatività? È la norma, ormai, diventare assassini della propria arte, spremendola fino all’ultima goccia...
Pare sia ormai la norma riciclare la propria arte, allestendo un mausoleo di qualcosa che è già stato visto e ampiamente digerito.
La mostra di Carola Spadoni (Roma, 1969) alla Galleria Cesare Manzo è la rivisitazione di questo qualcosa che ha già parlato e che ha espresso tutta la sua carica creativa. Sarebbe il momento di andare oltre. Non a caso, la curatrice Laura Cherubini parla dell’esposizione come di una mise en espace del cinema dell’artista romana. È un’arte orfana della sua aura. L’unicità dell’opera di Spadoni si perde nei tre fotogrammi di Dio è morto, video che l’artista presentò nel 2003 alla 50esima Biennale di Venezia.
Perché accontentarsi della rappresentazione dell’arte? Perché voler esporre un frammento isolato di un processo, invece, molto più complesso? Solo perché calza a pennello con il titolo della mostra (The Sudden Outpost)?
La cultura popolare che dovrebbe essere il cordolo delle opere si frastaglia pian piano, persa tra gli avveniristici lightbox e i banner fatti con ricami e patchwork. Sarebbe il caso di chiedersi se quest’arte così simbolica si avvalga di termini come mandala e di motti riottosi come forma di riempimento.
In The sudden & outpost, testimonianza della sua prima fase da film-maker, Spadoni richiama le danze tribali degli indiani d’America, richiama le performance di Vito Acconci, richiama il valore estetico e simbolico delle collanine indiane. Tutto questo in funzione di una presumibile ricerca sociale e culturale. Ma, a dire il vero, la risoluzione logica e la comprensione ne risulta ardua. Come le opere affisse alle pareti, intrise di un estro troppo passato, così anche il video risulta un caotico mix di ultime gocce spremute.
Carola Spadoni è artista riconosciuta e affermata, ma non è ancora ora di tramutare la sua arte in un’arte d’archivio, in un’arte fatta di rimandi alla sua fama e di omaggi in suo ricordo.
La mostra di Carola Spadoni (Roma, 1969) alla Galleria Cesare Manzo è la rivisitazione di questo qualcosa che ha già parlato e che ha espresso tutta la sua carica creativa. Sarebbe il momento di andare oltre. Non a caso, la curatrice Laura Cherubini parla dell’esposizione come di una mise en espace del cinema dell’artista romana. È un’arte orfana della sua aura. L’unicità dell’opera di Spadoni si perde nei tre fotogrammi di Dio è morto, video che l’artista presentò nel 2003 alla 50esima Biennale di Venezia.
Perché accontentarsi della rappresentazione dell’arte? Perché voler esporre un frammento isolato di un processo, invece, molto più complesso? Solo perché calza a pennello con il titolo della mostra (The Sudden Outpost)?
La cultura popolare che dovrebbe essere il cordolo delle opere si frastaglia pian piano, persa tra gli avveniristici lightbox e i banner fatti con ricami e patchwork. Sarebbe il caso di chiedersi se quest’arte così simbolica si avvalga di termini come mandala e di motti riottosi come forma di riempimento.
In The sudden & outpost, testimonianza della sua prima fase da film-maker, Spadoni richiama le danze tribali degli indiani d’America, richiama le performance di Vito Acconci, richiama il valore estetico e simbolico delle collanine indiane. Tutto questo in funzione di una presumibile ricerca sociale e culturale. Ma, a dire il vero, la risoluzione logica e la comprensione ne risulta ardua. Come le opere affisse alle pareti, intrise di un estro troppo passato, così anche il video risulta un caotico mix di ultime gocce spremute.
Carola Spadoni è artista riconosciuta e affermata, ma non è ancora ora di tramutare la sua arte in un’arte d’archivio, in un’arte fatta di rimandi alla sua fama e di omaggi in suo ricordo.
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a cura di Laura Cherubini
Galleria Cesare Manzo
Vicolo del Governo Vecchio, 8 (zona piazza Navona) – 00186 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 16-20; sabato ore 15.30-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0693933992; roma@galleriamanzo.it; www.galleriamanzo.it
[exibart]
brava Francesca Orsi per essersi sinceramente pronunciata sul lavoro dell’artista
complimenti alla collega che non ha scritto la solita recensione riscrivendo diligentemente il comunicato stampa della galleria.
bene,
riccardo