Come in un salotto. Con l’amico all’angolo che parla con veemenza di politica, l’altro appoggiato al muro concentrato nelle sue metafore esistenzialiste, un altro ancora seminascosto dietro la libreria che non proferisce verbo ma guarda e ascolta attentamente. E ha troppa personalità per non essere notato. È così che si presenta a una prima occhiata la mostra
Roma, 1960-65. Amici di strada, esaudendo esattamente ciò che erano le istanze proposte dallo stesso titolo.
Così, non ci si stupisce di quanto risulti ancora più vivida nei quadri che nelle parole la descrizione che di quegli anni e di quelle persone dà la gallerista Luisa Laureati Briganti: “
La vita cominciava tra mezzogiorno e le due”, racconta. “
Era gente che aveva un preciso codice di comportamento per cui si doveva essere ubriachi solo in piedi, sapendo reggere con garbo un bicchiere in una mano e una sigaretta nell’altra”.
Componendo un insieme grondante umanità senza essere roboante, la teoria di opere disposte sulla parete narra placidamente di quegli anni, cogliendo tuttavia con efficacia nel segno. Ed ecco gli studi su materia, forma e colore, importantissimi in quel periodo foriero di grandi cambiamenti, che troviamo nelle opere di
Tano Festa con il suo splendido
Rosso n° 29,
Mario Schifano con la
Composizione e
Giosetta Fioroni nella
Laguna, senza dimenticare il
Giulio Turcato dei
Fiori nello spettro e della
Cineseria.
Ma anche il peso plumbeo del Vietnam, con l’omicidio di J.F. Kennedy di qualche anno prima e la guerra in un momento di particolare recrudescenza, richiamato nell’
Half Dollar di
Franco Angeli e nello
U.S.A. army di
Franco Angeli e
Pino Pascali. E il suo inevitabile confronto con le tragedie umane del passato, come il nazismo, la guerra mondiale e l’olocausto, rivissuti nel
Cimitero tedesco di Angeli.
A fianco, lo spazio per la riflessione. Non dimentichiamo che questi sono gli anni di un passaggio rivoluzionario a una filosofia moderna che dà ampio spazio ai valori della comunicazione, con sé stessi e con gli altri. Valori di cui s’intuisce l’eco nei
Bambini in attesa di Giosetta Fioroni, in
Un orto per Marina di
Gastone Novelli e nel
Da destra verso sinistra di Schifano.
Tutti angoli di mondo, angoli di anima e angoli di arte che ormai ci appartengono in maniera inestirpabile, entrati a far parte a pieno titolo del nostro immaginario e punti di riferimento inalienabili delle nostre valenze percettive. “
Il mondo tende ora a rivalutare questa ‘scuola di piazza del Popolo’ e non si può che esserne contenti; ma il mondo non sa quanta difficoltà di vita e quanta sofferenza c’è stata dietro a quei bellissimi e vitali ragazzi degli anni Sessanta”.