Iconografie religiose e sensuale intimità; abilità nel descrivere i moti dell’anima e degli sguardi dei personaggi ritratti, legandoli a elegie sentimentali, facendo emergere quel particolare concetto di “affetto” che caratterizza la sua pittura.
Antonio Allegri detto il
Correggio (Correggio, Reggio Emilia, 1489-1534) dà spettacolo di sé con la mostra
Correggio e l’antico alla Galleria Borghese, terza monografia del ciclo
Dieci grandi mostre.
Con il sostegno di Enel, della Compagnia di San Paolo e dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, Roma apre le sue braccia al pittore che dipingeva l’aria, con un evento unico. Sessanta opere provenienti da tutto il mondo, tra disegni e dipinti, per tentare di scoprire in che modo la romanità abbia influenzato l’artista. Nonostante manchino documentazioni precise, la maggior parte della critica è concorde nel dare per certo che Correggio nella capitale ci sia passato e ne sia stato affascinato e suggestionato.
Quel che colpisce è la mobilità delle composizioni, che guida lo spettatore verso il centro delle sacre rappresentazioni.
Basti ricordare la
Testa di Cristo (1525 ca.) o
Il Compianto sul Cristo morto, che fanno emergere in tutta la loro forza quella commistione tra sacro e profano, dove al corpo è affidato un primato superiore. Se infatti a
Raffaello apparteneva l’arte di esprimere gli effetti degli animi, a Correggio si riconosce quella dei corpi.
L’elemento psicologico, i travagli interiori e l’impatto delle emozioni sono, però, preponderanti nei suoi dipinti. Le sue Vergini hanno lo stesso capo reclinato e gli stessi occhi dolci e malinconici di
Testa di fanciulla (La Scapigliata)di
Leonardo. Basta spingere lo sguardo verso la
Madonna col bambino (1512) o la
Madonna col bambino e San Giovannino (1515) per scoprire l’umanità che scaturisce dai loro volti.
Insieme alle
Danae, opera nella collezione permanente della Galleria Borghese, si possono ammirare
Giove ed Io e
Il ratto di Ganimede. Scene dove l’elemento mitologico ed epico risulta rilevante e riconoscibile, e che hanno consacrato il Correggio ad artista di sommo livello. L’artista emiliano è noto anche per quel particolare concetto di profano, come si evince nei dipinti
Educazione di Cupido e
Venere e Cupido addormentati e spiati da un satiro, realizzati tra il 1523 e il 1525 e concepiti come una coppia, gli unici che insieme ai noti
Amori di Giove si occupano di argomenti laici, allontanandosi dai classici temi sacri, tanto in voga nel periodo.
Poi l’erotismo in tutta la sua veemenza, quell’oscillare costante delle categorie del gusto e dell’arte tra sensualità, pornografia e licenziosità. La rappresentazione del sesso avviene nel contesto dell’amore e dell’affetto. Dai disegni iniziali alle tele nelle ultime sale, il visitatore è accompagnato in un percorso ideale, in un costante confronto tra scultura classica e dipinti dell’artista, evidenziando le sue fonti ideali.