Blu, rosso, verde scuro e nero, raro il giallo, soprattutto negli ultimi anni. Ma è grazie alla Fondazione Marconi di Milano e all’Associazione Mara Coccia che all’Istituto Nazionale della Grafica è possibile vederli tutt’insieme. Sono tanti i colori della vita di
Sonia Terk (Gradizhsk, 1885 – Parigi, 1979) divenuta Miss
Delaunay quando, nel 1910, sposò il pittore francese
Robert. A trent’anni dalla scomparsa dell’artista ucraina, Roma ha voluto dedicarle una mostra che abbracciasse gli anni di maggior attività stilistica, quelli che vanno dal 1924 al 1934, quando l’Atelier Simultané la vide instancabile ideatrice di abiti e costumi teatrali.
Corpi di donna sobri, dai contorni leggeri perché privi di connotazione reale, sfilano in cornici di legno uno accanto all’altro nell’ultima sala dell’Istituto, raccontando di come i suoi studi cromatici sulla moda la videro creatrice dei primi “abiti simultanei”. Immersa nel mondo delle avanguardie, il Futurismo colse quel rigore fermo e deciso che le sue vesti declamavano, ma senza mascolinizzarlo troppo. La forza e la schiettezza dei tagli delle cuciture sui modelli in mostra si lasciano rinvigorire dai piroettanti colori utilizzati anche nelle tarde litografie; tavole di carta sature di piene tonalità non smentiscono l’amore che l’artista e il marito provavano per i colori.
È infatti proprio grazie a una selezione mirata di opere che il pubblico è in grado di apprezzare “
la carica innovativa della protagonista femminile del Novecento europeo, capace di individuare il senso estetico dei colori e delle forme in ogni aspetto della vita”, come afferma Serenita Papaldo, direttrice dell’Istituto Nazionale della Grafica.
In mostra è poi esposto uno dei libri d’artista con illustrazioni e rilegatura di sua ideazione, resi possibili dallo stretto legame che Delaunay aveva con poeti quali Cendrars, Delteil,
Tzara e
Apollinaire. E fu proprio grazie alla conoscenza e al rapporto di amicizia che quest’ultimo aveva con la pittrice che nacque il termine
orphisme, da Orfeo, icona della misteriosità artistica, usato da Apollinaire per definire alcuni artisti francesi, tedeschi e futuristi legati a concezioni artistiche simili e allo stesso tempo molto diverse fra loro.
La spiritualità e la leggiadria di Sonia, ma insieme la sua forza e il suo vigore espressivo, le permettevano di essere sempre aggiornata sulle problematiche artistiche dell’epoca, “
auspicando il rinnovamento della società attraverso l’arte, obiettivo fondamentale per un’artista sempre orientata verso il concreto e il vissuto”. È così che la curatice Antonella Renzitti termina il suo testo critico di presentazione alla mostra.
Una mostra al femminile, che ricorda come il Futurismo, inizialmente abietto al potere artistico della donna, ne sia stato poi l’espressione viva e vitale della trasformazione dell’arte nelle avanguardie.