Un armadio di notevoli dimensioni che occupa l’intero spazio (presso l’Istituto Polacco), con innumerevoli sportelli di diverse altezze, è l’installazione iniziale del nuovo lavoro di Elzbieta Jablonska (Bydgoszcz, 1970). Luogo di sogni infantili o di “scheletri” nascosti, l’armadio, componente d’arredamento con una precisa peculiarità, vede però cambiata la sua principale funzione: invece di contenere indumenti, racchiude l’”oggetto d’arte”. Diverse shopper di carta, direttamente confezionate e personalizzate dall’artista, sono state riempite con un pezzo di un puzzle e riposte dentro i vari scomparti del mobile. Il fastidioso -ma ben conosciuto- ritmato rumore dello sbattere degli sportelli fa da sottofondo, e crea uno spiazzamento, dovuto al contrasto con l’immobilità dell’oggetto. Ma è una sensazione momentanea, perché prontamente si individua l’origine del rumore nell’altra stanza, dove un video proietta l’azione, compiuta dall’artista stessa, di chiudere sportelli sempre aperti. Un rumore secco che tuttavia non è mono-tono perché una certa variazione è ottenuta dalla diversa grandezza dello sportello che viene accostato. Lo spettatore è a questo punto invitato a prendere una busta con dentro l’oggetto d’arte e a portarla nella sede di AOCF58. Da questo momento prende inizio un’altra fase del lavoro, quella dello Spostamento degli oggetti dell’arte. Azione a cui il pubblico si è mostrato ben disposto, percorrendo il tragitto fra le due sedi con in ma
Appartenenti alla serie delle Supermother, le tre fotografie di grande formato, precedentemente smembrate in puzzle, rappresentano l’artista che, come una novella Cindy Sherman, si traveste con i noti panni di Superman, Spiderman e Batman, gli eroi per antonomasia. Calati in un contesto domestico, questi eroi al femminile, prendono la posa classica delle note icone delle “Madonne con Bambino”. Come a dire che bisogna avere la forza di un supereroe, unita alla pazienza di una Madonna, per riuscire nelle quotidiane imprese della donna contemporanea. La stessa artista infatti -nonché il titolo di questo lavoro- afferma che il piacere dei gesti giornalieri può dar vita all’arte e, di conseguenza, ogni oggetto dell’universo domestico, in un rinnovato ready-made, acquistare valore artistico. Anche qui fa da sottofondo un rumore ritmato, quello del frangersi delle onde sulla riva. Una ripresa con immagine fissa sul quale scorrono dei motti evoca l’azione benefica del moto fisico in riva al mare. Molteplici sono gli elementi che compongono questa mostra ma, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non c’è confusione.
Con leggerezza e un pizzico di ironia, con la metodica cura che una donna presta nel riordinare la propria dimora, così l’artista sembra aver dato poetica consequenzialità ad ogni battuta del proprio lavoro.
daniela trincia
mostra visitata il 27 giugno 2006
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ironia e solenne semplicità
un gioiellino di mostra
complimenti!