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Avete ancora pochi giorni per visitare il “Teatro delle Esposizioni” n.7, stimolante mostra collettiva in cui i borsisti dell’Accademia di Francia di Roma espongono i risultati del loro pensionato 2015-16.
La mostra è allestita magistralmente nella cornice di Villa Medici da NERO, seguendo l’intenzione di alterare percettivamente gli spazi storici della Villa, creando attraverso i lavori degli artisti più un percorso esperenziale per il visitatore, invece che una mera sfilata di opere parcheggiate alla meno peggio (come purtroppo ultimamente è sempre più frequente vedere nelle collettive).
I lavori più interessanti sono quelli che dialogano più strettamente con Villa Medici, e spesso, attraverso questa, con il genius loci romano. Il designer Johan Brunel, ad esempio, chiama a interagire con la sua Sauna nomade due filmmaker e il performer Fabrice Denys, in arte Fantazio, e il risultato è un video girato nei giardini della Villa, che ci parla di romanità attraverso l’acqua (ed è proiettato nella zona della antica cisterna, tra l’altro). Sempre nel giardino sono ambientate le situazioni performative alla Gilbert&George delle due artiste Adina Mocanu & Alexandra Sand, che anche propongono la loro esperienza creativa in Villa come documentazione di un processo continuamente in fieri (nello stesso luogo dove Fantazio in certe ore del giorno performa dietro un tavolo). Fantazio ha anche orchestrato la galleria di ritratti dei borsisti, a firma del graffitista francese Popay.
Altre opere, anche se non originalissime, fanno un uso molto scaltro degli spazi, come le strutture/tele dipinte di Lek&Sowat che invadono tutto lo scalone, o l’epifania luminescente, digitale, sonora e visiva a un tempo, ideata da Jackson, per attirarci nella stanza in cima a quello stesso scalone.
Suggestive le oniriche visioni dioramatiche del regista teatrale Laurent Bazin – in un caso realizzate tramite oculus rift – che innescano pensieri sulla natura sfuggente dell’atto visivo.
Un problema interessante posto suo malgrado da, e in, questa mostra, a insaputa di artisti e curatori, è la commistione necessaria tra arti visive e altre discipline come la scrittura, la musica, la ricerca accademica, cosa naturale essendo i pensionanti operativi in varie categorie artistiche e intellettuali. Dunque, sembra che il codice utilizzato solitamente da molta arte contemporanea venga qui mutuato, preso in prestito, per rendere fruibili, o quanto meno digeribili in una mostra, anche i risultati di ricerche distanti dalla pratica delle arti visive, allestendoli come se fossero opere.
E non mi riferisco tanto al lavoro sonoro del compositore Sébastien Roux, la cui ricerca comunque si muove sul filo della sinestesia (presenta una suggestiva composizione “tradotta” dal Wall Drawing #299 di Sol LeWitt) quanto per esempio a quello dello scrittore Oscar Coop-Phane, le pagine del suo romanzo esposte come se fossero parte di un’opera d’arte concettuale, o delle storiche dell’arte Julie Cheminaud e Anne-Violaine Houcke: la prima espone su alcuni leggii alcuni punti del suo saggio sulla sindrome di Stendhal, mentre della seconda sono esposte parti della sua ricerca sulla cineasta del dopoguerra Cecilia Mangini, ovvero film di bambini che nuotano e pescano anguille proiettati sulle pareti della cisterna antica a evocare liquide analogie.
Mario Finazzi
mostra visitata il 1 luglio
Dal 1 luglio al 14 agosto 2016
Théâtre des Expositions – Teatro delle Esposizioni #7
Académie de France à Rome – Villa Medici
Viale Trinità dei Monti, 1 00187 Roma
Info: +39 06 67611 / M. standard@villamedici.it