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Per la propria apertura al rientro dalle vacanze estive, Federica Schiavo presenta una collettiva di sette artisti, affiancati l’un l’altro nelle loro voci soliste, con un focus particolare sull’uso della materia, ancor meglio dei materiali molto diversi. Ognuno di loro si mostra al pubblico con uno dei progetti realizzati nell’ultimo anno, alcuni dei quali visti proprio in galleria nelle ultime personali inaugurate nello spazio di Piazza di Montevecchio.
Francesco Ardini accoglie lo spettatore con i suoi Manufatti fossili, moderne tracce incastonate in un’ambra che in realtà è cemento, frammenti di un passato, di un passaggio fermo nel tempo. Come residui di una città sepolta, che insieme è anche una tradizione passata, un’artigianalità del fare che molti artisti, oggi, sembrano aver abbandonato. Un saper fare concreto che accomuna anche il bronzo lavorato, piegato, schiacciato e aperto come la carta di un una caramellata, aperta e smaltata, di Karthik Pandian, dalla leggerezza di una foglia d’oro e le sembianze di una foglia dotata di linfa, impalpabile nella sua concretezza. Come una creatura caduta dal cielo, la scultura di Pandian conquista lo spazio come un cratere pronto ad esplodere. Salvatore Arancio si divide fra le numerose produzioni in ceramica realizzate durante la sua ultima residenza al Camden Art Center di Londra – un momento accoglienti, un momento spigolose e taglienti – e le stampe realizzate su cotone, gigantografie di tre esempi di funghi rinvenuti su un libro di micologia. Ancora una volta, immagini apparentemente familiari, perdono il loro senso di attaccamento alla realtà nella loro presentazione distorta rispetto alla realtà che l’artista offre allo spettatore.
Anche Andrea Sala dà sfoggio dell’uso di un materiale industriale come il poliuretano espanso assieme al pigmento di colore, tracce della pittura tradizionale su un prodotto dalla lavorazione di fabbrica. Con un occhio sempre aperto verso l’Avanguardia Novecentesca, l’artista sfrutta l’uso di lavorazioni antiche, come quella del marmo di travertino, con un tocco verso il presente con l’aggiunta di plastiche e prodotti ossidanti. Se la Jay Heikes di Quintessence si avvicina molto ad altri artisti presenti in collettiva, con la lavorazione scultorea del materiale ferroso, in Music for Minor Planets (Aomame) l’artista registra le vibrazioni di una musica altra, come le scosse di un terremoto lieve sulle carte di un sismografo, dove percorsi diversi si incontrano, accavallandosi.
Come lei stessa dichiara, i lavori di Svenja Deininger non sono identificabili come pittura astratta, ma come una associazione di tecniche diverse che diventa «trasposizione della realtà». Le campiture di colore compatte e simmetriche sono equilibrate ed omogenee. L’olio impregna la tela restituendo nuovi panorami, nuove forme di astrazioni della realtà. A chiudere il cerchio il lavoro di Mimi Lauter, dalla poetica condita dall’uso del pastello, in una tecnica che ricorda la tecnica post-impressionista, in uno stile delicato lontano dalla plasticità delle forme presente nelle altre opere.
Una vetrina di presentazione per l’inizio di una nuova stagione pronta ad offrire molte sorprese.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 29 settembre
Dal 16 settembre al 14 novembre 2015
Salvatore Arancio, Francesco Ardini, Svenja Deininger, Jay Heikes,
Mimi Lauter, Karthik Pandian, Andrea Sala
Federica Schiavo Gallery
Via Piazza di Montevecchio, 16 – 00186 Roma
Orari: da lunedì a sabato dalle 12:00 alle 19:00