Nove opere inedite vengono esposte alla Galleria Maniero per il ritorno a Roma, dove mancava da qualche anno, di Milan Kunc, in contemporanea con la mostra Prospettive ribaltate presso l’Istituto Culturale Ceco, in cui sono esposte altre opere del pittore praghese.
Non è affatto semplice decifrare questi lavori per ricavarne il senso ultimo. L’azione semantica è resa ardua proprio dall’autore, che considera l’enigma un attributo qualitativo dell’opera d’arte. Viaggi, luoghi e paesaggi sono la materia prima dominante in questa personale. La composizione degli elementi, tra immagini mentali e paesaggi metafisici, è una sfida aperta all’osservatore, coinvolto suo malgrado nel gioco sottile del significato e del significante.
Aspirazione propone un austero profilo femminile, una sorta di dea classica irradiata dalla luce della Magna Grecia, che indossa sicura la cuffia della bagnante e sfida con lo sguardo fermo un cellulare alato. L’effetto percepito dalle forme misteriosamente ordinate sulla tela si presta a differenti e numerose decodifiche, in base ad esempio all’applicazione di un codice di sincronia, o simultaneità, nella lettura delle immagini, piuttosto che di successione e diacronia. Le nature morte, come Autunno Italiano e Anguria Mediterranea, manipolano la prospettiva e sfruttano l’attrazione cromatica per spingere nel labirinto l’osservatore. Le linee morbide della costa italiana rendono desiderabile il fantastico frutto su cui è adagiato il Nudo Mediterraneo. Ma i luoghi di Kunc, veri ed immaginari, non sono solo quelli di un solare Sud.
Sono anche le paure dell’anima, le ombre minacciose che molestano l’infanzia, e si ritrovano nei paesaggi nordici di un Parco d’Inverno, dove la luce piatta dei lampioni delimita, sulla spessa coltre di neve, sotto alberi deformi, i limiti non valicabili dell’oscurità.
Il calore domestico e protettivo di una finestra illuminata è un baluardo contro le ombre mostruose che si protendono sulla nostra dimora (Luna Piena).
Innaturali relazioni di contiguità, metonimie non volute, sono quelle denunciate in due olii del 2004, Primavera d’Argento e Usignolo, con ciminiere in piena attività e una fila piatta e rassegnata di automobili che minaccia i ritmi vitali della natura. Il richiamo forte esercitato su Milan Kunc dalla città che ospita la mostra è tradotto in Madre Chiesa nella fila di monaci in processione verso San Pietro, appena oltre il Tevere proprio a pochi passi dalla Galleria Maniero, la cui cupola subisce le suggestioni perentorie del periodo Ost Pop dell’autore.
patrizio patriarca
mostra visitata il 15 febbraio 2007
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