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20
febbraio 2008
fino al 15.III.2008 Francesca Martí Roma, LipanjePuntin
roma
Colore, video, performance. Lo squarcio della superficie attraverso la contaminazione di diversi mezzi espressivi. Che trovano risoluzione in un’unica opera. Uno sguardo alterato dall’illusione prospettica...
“Nei miei nuovi video i modelli hanno la libertà di muoversi e di esprimersi fisicamente, ma volevo anche dare alla superficie delle mie opere un aspetto più tattile. Ho quindi iniziato ad aprire letteralmente le tele, utilizzando un coltello per tagliare il tessuto. Ho voluto andare più in profondità, aprendo una finestra negli strati più scuri”. La stratificazione di mezzi artistici come strumento elegante e ricercato e, nello stesso tempo, invasivo e passionale, è quello che Francesca Martí (Mallorca, 1957) usa per esplorare diversi livelli emotivi. Fino a spingersi, neanche troppo simbolicamente, oltre la superficie.
In sinergica combinazione troviamo elementi prevalentemente materiali: corpi nudi, schizzi di colore, tele sanguigne, squarci violenti che citano, senza alcuna estetica gratuita, i concetti spaziali di Lucio Fontana. A dare invece una dimensione del tutto introspettiva, spesso personale e intima, sono il delicato dinamismo dei personaggi e la soffusa musica che isolano lo spettatore, ricollocandolo in una sfera di amplificata percezione. La musica diventa perciò parte integrante dell’opera, come dimostra la collaborazione con il compositore belga Dirk Brossé, con il quale l’artista ha presentato il video Music and Fly, in cui una mosca porta alla decomposizione di corpi.
Le opere giocano quindi su un inganno prospettico, in cui le proiezioni video di statuari ballerini vagano, emergendo dagli squarci, da una tela all’altra, come in Yes, I do!. La combinazione di differenti tecniche è il superamento della superficie esplorata precedentemente dall’artista in fotografie, incluse nell’esposizione, di uomini a dimensione reale, che interagiscono con monocromatiche tele lacerate, così come On My Way e Velvet Taboo VII.
A volte sono le foto a presentare gestuali segni di colore, che l’artista fa direttamente sulla superficie; altre volte sono i corpi dei modelli stessi a essere tele, successivamente fotografati, come in Not Me 2 o On the Floor.
Il gioco fra i due registri contrapposti -gestualità e introspezione, ossia tattilità ed emozione- viene enfatizzato dall’altra mostra, in collaborazione con l’Accademia Reale di Spagna, che ospita Soul, opera che ha rappresentato la Spagna alla X Biennale del Cairo.
In sinergica combinazione troviamo elementi prevalentemente materiali: corpi nudi, schizzi di colore, tele sanguigne, squarci violenti che citano, senza alcuna estetica gratuita, i concetti spaziali di Lucio Fontana. A dare invece una dimensione del tutto introspettiva, spesso personale e intima, sono il delicato dinamismo dei personaggi e la soffusa musica che isolano lo spettatore, ricollocandolo in una sfera di amplificata percezione. La musica diventa perciò parte integrante dell’opera, come dimostra la collaborazione con il compositore belga Dirk Brossé, con il quale l’artista ha presentato il video Music and Fly, in cui una mosca porta alla decomposizione di corpi.
Le opere giocano quindi su un inganno prospettico, in cui le proiezioni video di statuari ballerini vagano, emergendo dagli squarci, da una tela all’altra, come in Yes, I do!. La combinazione di differenti tecniche è il superamento della superficie esplorata precedentemente dall’artista in fotografie, incluse nell’esposizione, di uomini a dimensione reale, che interagiscono con monocromatiche tele lacerate, così come On My Way e Velvet Taboo VII.
A volte sono le foto a presentare gestuali segni di colore, che l’artista fa direttamente sulla superficie; altre volte sono i corpi dei modelli stessi a essere tele, successivamente fotografati, come in Not Me 2 o On the Floor.
Il gioco fra i due registri contrapposti -gestualità e introspezione, ossia tattilità ed emozione- viene enfatizzato dall’altra mostra, in collaborazione con l’Accademia Reale di Spagna, che ospita Soul, opera che ha rappresentato la Spagna alla X Biennale del Cairo.
leonardo proietti
mostra visitata il 2 febbraio 2008
dal 31 gennaio al 15 marzo 2008
Francesca Martí
a cura di Jonathan Turner
Galleria LipanjePuntin
Via di Montoro, 10 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: dal martedì al sabato 12–20 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: +39 0668307780; fax +39 0668216758; roma@lipuarte.it; www.lipanjepuntin.com
[exibart]