Nel cuore della Roma bene nasce uno spazio ambizioso ed eclettico, dove il design e l’architettura si incontrano con l’arte tout court. Inaugurando con due importanti nomi del design italiano, Maurizio Galante e Andrea Salvetti, Giorgia Dennerlein, curatrice dello show-room, lancia la sfida e propone una rutilante apoteosi dell’oggetto in 3D. Autonomo ma complementare, apre all’interno del progetto un luogo tutto votato all’arte sotto la direzione artistica di Ines Musumeci Greco, attenta collezionista nonché curatrice. Quale appendice indipendente, la vetrina romana ha l’obiettivo di ospitare artisti internazionali che a turno possano interagire e dialogare con il disegno industriale e architettonico.
Apre le danze Giuseppe Pietroniro (Toronto, 1968; vive a Roma) che confonde il proprio lavoro nell’ambiente borghese che fa da scenario alla manifestazione, mimetizzandolo e ritagliando per sè un ruolo da ironico out-sider.
Nato come intervento itinerante, IN-Stability (questo il titolo dell’installazione) ha già invaso gli spazi della Fondazione Olivetti a Roma e quelli della Galleria Civica di Montevergini a Siracusa, con l’intento di coinvolgere solo spazi pubblici. Una provocazione mordace, ma mai invadente anima questo lavoro dalle apparenti connotazioni dada e dalle chiare discendenze pop. Si tratta davvero di un objet trouvé? In realtà non propriamente di oggetti possiamo parlare, bensì di “soglie”, di “sculture” prese a prestito dal quotidiano e riconvertite a nuovi e destabilizzanti significati. La porta, il tappeto e la parete in questione sono posti nello spazio per fenderlo, enfatizzando la bidimensionalità dei piani orizzontale e verticale. Se il principio duchampiano prevedeva la decontestualizzazione dell’oggetto di uso comune che, posto tra le mura bianche del museo, acquisiva un’aura inaspettata, al contrario, l’operazione di Pietroniro si impadronisce della quotidianità ricostruendone una sintesi in scala 1:1 e aggiungendovi farina del proprio sacco.
Due mezze lune a dondolo poste alla base di ogni scultura cancellano ogni esperienza precedentemente vissuta lasciandoci di quell’ambiente una sensazione vagamente inquietante. Come insegna Freud, d’altra parte, il sentimento del perturbante nasce da un conflitto di giudizio nel momento in cui ci si presenta una realtà inconsueta, nuova, non familiare, in una dimensione che, tutto ad un tratto e per un momento, appare possibile, familiare e credibile. Pietroniro è abile nel giocare con la nostra percezione, illudendoci di conoscere una sensazione che in realtà non ci attendiamo.
Così una parete ricoperta di carta da parati di chiaro ambiente borghese anni Settanta, bascula orizzontalmente provocando la nostra reazione a ritrarci, una porta non si apre né si chiude, ma ondeggia lasciandoci sulla soglia, un tappeto persiano (strumento magico da Mille e una Notte), ci ipnotizza col suo ritmico movimento ondulatorio. “È come se ci si trovasse di fronte a una nuova proposizione; ci si chiede: il muro è un oggetto?”, spiega l’artista. L’interazione del pubblico e l’impatto sempre nuovo dell’opera sull’ambiente che la ospiterà trasforma questo lavoro in un cambiamento in itinere continuo: “L’ obiettivo più grande sarebbe utilizzare le mie pareti a dondolo in un museo. L’idea, un po’ ambiziosa, sarebbe quella di sostituire alle quattro pareti le mie strutture a dondolo. Su di esse ci si può appendere, infatti, ciò che si vuole. Mi piacerebbe, perciò, che altri artisti potessero poi interagire con esse.”
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Bravo Giuseppe!
subito a "porta a porta"!!!
va a peggiorare!
bravo sono contenta per te.