I numeri primi di Tobia Ravà (1959) artista di origini ebraiche che espone fino alla prima metà di settembre, alla Galleria di Ermanno Tedeschi, trascendono le divisioni in un discorso inter-religioso e simbolico, puntando talora nel valore numerico della ghematrià (numerologia kabbalistica)
L’artista affida alla seduzione dei numeri la sua ricerca espressiva incentrata sui grandi temi dell’umanità, il mistero della creazione e della vita.
Il viaggio che si intraprende di sala in sala conduce alla scoperta dei molteplici significati reconditi della realtà quotidiana.
Come novello Noè trascina sulla sua arca animali, oggetti, simboli, nomi, luoghi. Ravà però salva tutti persino i simboli più tragici del nostro immaginario collettivo.
Scaglia infatti il primo affondo con l’opera Sequenza colossale dove l’anfiteatro Flavio, una delle 7 meraviglie del mondo, è rivisitato in tutto il suo carico di significati. Luogo per eccellenza di morte e sangue, il Colosseo, diventa nelle mani di Tobia, un nuovo messaggio di pace. Ricorre infatti all’infinito il numero 376, corrispondente alla parola shalom.
A due passi dalla Velia, il colle perduto di Roma, svetta la Sinagoga, il cui stile assiro-babilonese è rilavorato dall’artigiano e colto in un solo coup d’oeil. L’angolo che predilige Ravà è quello che dà le spalle alla palazzina medievale dei Vallati dove si svolsero i fatti tragici nell’ottobre del 1942.
Ancora l’artista, conscio del peso di un fatale passato, non lo cancella ma ne trasforma le tracce in qualcosa che fa ripensare a leggi, luoghi e costumi antichi che il più delle volte nascondono profonde cicatrici dell’umanità.
E allora come un tour guidato tra i monumenti di Roma, una guida d’eccezione rilegge la Storia imprimendo a essa un senso più umano e pitagorico; decostruendo il mondo le sue ultime opere, che siano esse risultati di tecniche moderne come resine, acrilici o più antiche come rasi e bronzi a cera persa, si presentano come codici universali e trascendentali atti a illuminare con possibili percorsi alternativi di conoscenza.
Nel percorso espositivo si possono incontrare simboli animati come Caterina Infinita, la tartaruga, farfalle e cavalli di Troia, insieme alla Macina del tempo, l’ultima versione di un ready made di duchampiana memoria.
L’azione che fa è di una novità incredibile e spesso lascia interdetti scienziati e matematici oltre che psicologi. È artista assoluto, moderno ma da demiurgo realizza opere che hanno un’anima segreta e velano una qualche Verità tutta da scoprire.
Anna de Fazio Siciliano
mostra visitata il 31 luglio
Dal 15 maggio al 15 settembre 2014
Tobia Rava, Codici Trascendentali
Galleria Ermanno Tedeschi
Via del Portico di Ottavia, 7
Orari; dal lunedì al venerdì 10-13 e 15-19
Sabato e domenica on demand
Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi. Gli articoli di Anna su Exibart.com