L’
Imprevedibile personale di
Enrico T. De Paris (Mel, Belluno, 1960; vive a Torino) lascia inizialmente spaesati, senza possibilità di prendere una posizione. Sebbene l’allestimento dell’artista veneto, noto per la sua “atipicità” linguistica, preveda poche opere a occupare le pareti della galleria, la pluralità di input che esse emanano è sorprendente.
Subito si è accolti dall’imponente polittico della serie
Goodnews, formato da 39 piccole tele: sembra davvero che “tutto” vi sia rappresentato, che ci possa essere spazio per ogni cosa. Diverte il gioco di scoprire lentamente ogni singolo lavoro, mentre si è quasi costretti a “inseguire” il tratto pittorico con lo sguardo. Poi però il sorriso lascia il posto all’amarezza quando i tanti, minuscoli dettagli così esplicitamente palesati spingono alla riflessione – non sempre felice – sul senso delle nostre vite.
Non sorprende dunque che il titolo scelto da De Paris sia
Imprevedibile: niente a questo mondo può essere annunciato né capito fino in fondo, sembra dire l’artista bellunese. Un approccio radicalmente pessimista, verrebbe da pensare. Ma poi ci si accorge che tutti quei colori utilizzati (rosa, verde, giallo, blu, rosso, con una netta predominanza dei fluo) occupano l’intera visuale e scaldano l’atmosfera.
Quando poi si passa all’installazione
Laboratory, ai lightbox della serie
Biolandscape e ai disegni della serie
Organic, il senso diventa finalmente chiaro. È naturale allora cambiar strada: ecco lo spirito positivo che trascina De Paris, la luce che supera e travolge le tenebre. Le tele – grondanti colore, solcate e “invase” dai più diversi materiali, prive di qualsiasi intento figurativo – si accompagnano a sculture-installazioni che hanno nell’originalità il proprio segno distintivo. Si moltiplicano gli ammiccamenti, l’ironia, i desideri, la vitalità con i quali De Paris si rivolge al visitatore. Questo esprimono i disegni paradossali, le costruzioni ardite e i piccoli personaggi di plastica che troneggiano – sopra, sotto, dentro – le sue sculture.
Rapido, dissacrante e sfuggente a ogni semplicistica catalogazione – superata dunque la Pop Art, a cui comunque De Paris continua a ispirarsi -, l’artista offre ai visitatori lavori che sembrano vivere di energia propria, tanto sono luminosi. Dipinti, immagini digitali e sculture nei quali si mescolano sociologia, biologia, storia, poesia e design.
Il turbine che ne deriva, pur partendo dal caos, giunge a delineare chiaramente la sua visione del mondo. Che, sebbene appaia incentrata sul concetto di molteplicità e indeterminatezza, si lascia guidare dalla speranza.