Tutto
parte dal fascino dell’idea di cambiamento d’identità , ma anche da quel
profondo rispetto e amore per la natura e per la non violenza che appartengono
al pensiero e all’azione di Joseph Beuys (Krefeld, 1921 – Düsseldorf, 1986). Graziano Menolascina, a cui è affidata
la direzione artistica di AG Arte Contemporanea, non ha avuto dubbi nella
scelta della mostra inaugurale, con cui ha dichiarato il suo orientamento verso
il Concettuale e l’Arte Povera. Per il prossimo appuntamento è previsto infatti
un inedito Pino Pascali.
Lo
sguardo è su un momento italiano di Beuys. Di gusto teatrale – del resto è il
mondo in cui Menolascina si forma – l’allestimento, con la collocazione della
“reliquia” al centro dell’ambiente: la cassa di legno azzurra, aperta e posta a
terra, è illuminata da una lampadina da 15 watt che pende dall’alto. Contiene
il Vestito Terremoto, indossato
da Lucio Amelio durante l’azione Terremoto in Palazzo (la camicia di Yves Saint-Laurent è firmata sul
bordo dall’artista tedesco e datata 17 aprile 1981), insieme alla garza per
mantenere gli elettrodi al petto e a frammenti del rotolo
dell’elettrocardiogramma (di cui un’altra parte è conservata al Madre di
Napoli, mentre l’opera Terremoto in Palazzo fa parte della collezione Terrae Motus alla Reggia
di Caserta).
Da
un lato, la fotografia anni ’80, in bianco e nero (arrivata direttamente da
Düsseldorf) ritrae l’artista-sciamano al lavoro. Sulla parete di fondo,
intanto, scorrono le immagini un po’ sgranate di Diagramma Terremoto, in cui – dopo una breve intervista (Beuys
dichiara il suo supporto a Lotta Continua) – è documentata la celebre azione. “L’abito
è vestito in assenza di corpo che lo indossa e lo vive, simbolo accusatorio e
allo stesso tempo della rinascita: un segno forte di speranza attraverso la cultura
e il potere salvifico dell’arte in cui Beuys, come Amelio credeva.
Simbolicamente rappresenta l’identità sradicata, strappata, distrutta della
città di Napoli dopo il tragico terremoto dell’Irpinia”, spiega il curatore. “Prima del taglio
dell’abito, Beuys assembla una serie di vasi di vetro e, non appena finisce di
assemblarli, li fa cadere a terra e il rumore crea la scossa, quello che per
lui rappresenta il trauma a livello sinestetico”.
La
mostra, quindi, ruota intorno a un “pezzo di storia”, che lo stesso
Menolascina, esperto di mercato internazionale dell’arte, qualche tempo fa
aveva segnalato e fatto acquistare a un illuminato collezionista dell’Italia
del Sud che preferisce l’anonimato.
Un
momento straordinario, quello rievocato, perché si riferisce all’operazione
artistica nata all’indomani del sisma, quando Amelio invitò una serie di
artisti nazionali e internazionali (tra cui Andy Warhol) a partecipare al progetto Terrae Motus. Il curatore ci tiene, poi, a rivendicare il ruolo
primario del gallerista e mecenate napoletano nella nascita della
Transavanguardia: “Tutti dicono che Achille Bonito Oliva sia l’inventore
della Transavanguardia”,
sottolinea, “ma non è così. Lo stratega, la mente di questa operazione,
invece, è stato Amelio, che ha chiamato Bonito Oliva a teorizzare il movimento”.
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mostra
visitata il 2 aprile 2010
dal 9 aprile
al 15 maggio 2010
Joseph Beuys
a cura di Graziano
Menolascina
AG Arte Contemporanea
Via Panisperna, 222a (Rione Monti) – 00184 Roma
Orario: da lunedì a
sabato ore 12-22
Ingresso
libero
Info:
mob. +39 3388104448; a.g@gmail.com
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