Jet Lag: con questo titolo suggestivo, che evoca lo spaesamento e l’estraneità di chi viaggia sospeso tra due mondi lontani, si apre a Roma la prima antologica dedicata a Bernardo Siciliano (Roma, 1969), giovane e promettente pittore –con diverse mostre importanti all’attivo- che vive a cavallo tra Roma, sua città di nascita e New York, sua città d’adozione, che l’ha scoperto e consacrato.
Trasferitosi nella Grande Mela nel 1996, non ancora trentenne, Siciliano ha continuato tuttavia ad esporre in Italia: in quell’anno è al Palazzo delle Esposizioni a Roma per la XXI Quadriennale Italia 1950-1990, partecipa alla mostra Da Fattori a Burri (Conegliano, Palazzo Sarcinelli 1999) e a Sui Generis (Milano, Pac, 2000). Nel 2003 prende parte alle prime tre tappe di Italian Factory. La nuova scena artistica italiana. Un progetto nato nel 2003 da un’iniziativa del Ministero degli Affari Esteri che, avvalendosi del contributo di Alessandro Riva, giornalista, scrittore e critico d’arte, è nato per sostenere l’opera di giovani artisti italiani.
Ed è a Roma e a New York che sono dedicati i quadri esposti nelle sale del Chiostro del Bramante: alcuni di grandi dimensioni, altri più piccoli. L’East River è spesso ritratto, così come a Roma un particolare angolo del Lungotevere con Castel Sant’Angelo sullo sfondo, che fa da tòpos ricorrente per i suoi paesaggi capitolini.
La pennellata è lunga e corposa, i colori luminosi; Siciliano ritrae con precisione talvolta iperrealista il paesaggio newyorchese, i suoi angoli meno noti, le autostrade, i capannoni industriali, con un gusto per l’inquadratura tipicamente americano. Le sue vedute sono quasi sempre dall’alto, quasi ad accentuare un distacco necessario per ritrarre realisticamente i paesaggi urbani. E’ una pittura che si vuole più narrativa e meno introspettiva. Di sé dice, nel filmato presente alla mostra, che la sua ambizione è quella di fare dei ritratti, che sono a suo dire il genere più difficile da realizzare. E che vorrebbe dipingere ritratti come se fossero dei paesaggi.
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