L’alsaziano Laurent Grasso (Mulhouse, Francia, 1972) presenta per la sua prima personale in Italia una serie di lavori inediti, frutto dei mesi di lavoro presso l’Accademia di Francia a Villa Medici. A legare le opere in un unico circuito percettivo è la presenza di una grossa nuvola, protagonista indiscussa della mostra.
I lavori si servono del linguaggio di più mezzi di comunicazione e l’allestimento permette loro di completarsi nell’intento di raggiungere un unico fine: stimolare la mente e i sensi. Lo stesso video è trasmesso simultaneamente in due versioni molto differenti: a colori su un grande schermo ed in bianco e nero su un vecchio apparecchio anni ’60, collocato a mò di scultura su un box. L’artista si diverte a giocare con la nozione di tempo, crea un’esperienza sensoriale priva di punti di riferimento e invita lo spettatore a lasciarsi smarrire in una realtà alternativa.
L’impressione che si ha guardando le immagini in bianco e nero è quella di osservare qualcosa che proviene da lontano, da un’altra epoca. Nel video la nuvola spinta da un’energia inarrestabile avanza con prepotenza sulle strade della città e, come sostiene l’artista, “non si sa né cosa sia esattamente né quello che succederà”. Niente sembra fermare il suo movimento, infinito come il fluire degli eventi e come le strade che lascia dietro di sé.
Grasso, coerentemente con il suo percorso artistico, si muove all’interno della sperimentazione creando delle interferenze. Le situazioni che crea sono familiari eppure assurde perché decontestualizzate: la percezione è di completo disorientamento. Così come Cronenberg fa nei suoi film, l’artista francese ama far perdere ogni connessione con la realtà per creare la possibilità di scoprirne delle nuove.
La nuvola, come suggerisce anche la neon-installazione che riprende il termine “projection”, utilizzato in neuropsichiatria, è un oggetto/soggetto presente sia nel video che nelle cinque stampe fotografiche (90×70). L’artista lo sceglie per innescare un processo psichico cha fa riferimento alle immagini mentali che sono alla base del pensiero e della coscienza. Quello che interessa principalmente Grasso è la relazione che si stabilisce tra le immagini e la mente dello spettatore: la scritta “projection”, posta proprio di fronte alla videoinstallazione, non a caso è contornata da una sagoma dalla luce molto forte che ricorda quella del cervello. La realizzazione delle opere e le tecnologie utilizzate non nascondono un chiaro riferimento a circuiti che coinvolgono la chimica e l’elettricità, elementi che ricordano i meccanismi di funzionamento del sistema cerebrale umano.
Laurent Grasso utilizza la finzione e le tecniche cinematografiche per esplorare l’affascinante ambiguità del quotidiano, spingendosi lungo il confine con la realtà fino a superarlo, e si muove all’interno di una dimensione ignota dai contorni labili. Una “trans-réalité”…
fabrizia palomba
mostra visitata il 22 settembre 2005
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