Se fino a qualche tempo fa la capitale poteva essere considerata luogo di non ritorno per l’arte contemporanea, bisogna ammettere che c’è da ricredersi. Da quest’estate ad oggi numerose gallerie hanno aperto i battenti, contribuendo a rigenerare una situazione considerata a tutti gli effetti ferma e stagnante. Tra queste nuove presenze, guardate dagli addetti ai lavori e non con incredula curiosità, c’è la Galleria El Aleph, al centro dell’antico quartiere ebraico. El Aleph nasce come galleria di cortometraggi, cinema e videoarte, e c’è da dire che sembra ben intenzionata a mantenere le sue promesse. Entrando nello spazio all’ombra di Santa Caterina dei Funari, troverete infatti la personale del giovane artista senese Francesco Carone, classe ’75, già noto per le sue presenze a Palazzo delle Papesse e alla T293 di Napoli.
Il fulcro della mostra, dal titolo corpisanti , sta certamente nel video I fuochi di Sant’Elmo realizzato dall’artista con una particolare tecnica di sovrapposizione, grazie alla quale è riuscito a comprimere le quasi due ore del celebre film di John Huston, Moby Dick, in appena sei minuti di pulsante elettricità.
La musica è veloce, coinvolgente. Le immagini si susseguono vorticose, a ritmo frenetico, permeando l’intera stanza di un’intensa luce verde, la luce dei fuochi di S.Elmo, suggestiva definizione dell’alone elettrico che si forma alla sommità degli alberi delle navi durante le tempeste.
Al video fanno da contrappunto discreto ma affascinante, le 26 radiografie dal titolo Wärme Tode, ovvero un secondo della mia chimica, allestite al piano superiore della galleria. Queste piccole stampe, il cui leit-motiv è il cranio umano, di cui si avverte la presenza appena percettibile, si rivelano per l’artista terreno di vivace sperimentazione. In Wärme Tode Carone ha infatti sparso tutti i riferimenti alchemici che compongono la sua ricerca, inserendo sull’immagine stampata – quasi una filigrana – del cranio, elementi naturali come licheni, ali di zanzara, piume e foglie e ancora, scritte misteriose, simboli chimici, rimandi metafisici a Durer e Carrà. Come sottolinea Maria Cristina Bastante, curatrice della mostra, in questo sistema di riferimenti incrociati può accadere che la statua di S.Elmo impugni un lapis al posto della spada e che una lampadina, visibilmente fuori uso si accenda… oppure può accdere che la facciata di una chiesa risplenda all’improvviso di una strana e surreale luce verde. Come è successo il giorno dell’inaugurazione.
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il video è più d'effetto, ma i quadri contengono una forza incredibile. solo che va scorta con maggiore attenzione, richiede tempo e sensibilità
NON E' VERO. I QUADRI DI FRANCESCO CARONE SONO UNA FICATA.
Sicuramente la strada intrapresa da Francesco Carone, quella dei video, è quella vincente: è proprio nella rielaborazione di Moby Dick che ha dato prova delle sue qualità e della profonda ricerca in cui è impegnato. Meno forte è invece quella sulle radiografie: sembrano un riempitivo e sminuiscono la portata del video, che invece da solo sarebbe stato in grado di tenere alto il livello della mostra, rendendola nuova propria per la tecnica originale. Mentre ben venga il nuovo spazio della galleria.