Rubedo: così gli alchimisti chiamavano il sangue, ed è anche il
titolo delle personali di
David Stoupakis (Brighton, Massachusetts, 1974; vive a New York) e
Silvia Idili (Cagliari, 1982; vive a Milano) inaugurate nello spazio romano votato al Pop
Surrealism.
In totale 17 opere inedite: undici di Idili e sei di
Stoupakis, tenute insieme da un filo rosso-sangue,
rubedo appunto, che è
“il quarto e
ultimo stadio dell’opus alchemico, in cui il sangue permetteva la purificazione
finale nella definitiva fusione di spirito e materia”. E di purificazione parlano questi
lavori, attraverso “emorragie” liberatorie reali o psicologiche che riportano a
suggestioni junghiane:
“Soltanto il sangue può rianimare uno stato glorioso
di consapevolezza”.
Nei lavori di Stoupakis – che ha voluto dedicare al
fratello, recentemente scomparso – i
l sangue è evidente, esce dalla bocca della
bambina, dalla gola della modella nuda sulla sedia, lo si immagina nel disegno
in bianco e nero dove la donna ha una collana di spine.
Meno evidente ma pur sempre presente, il sangue nelle
opere di Idili:
“L’aspetto della Rubedo è stato fondamentale per la
realizzazione di queste nuove opere… Simbolo di un forte cambiamento, di una ricerca
della mia personalità, ma soprattutto di una rinascita”
. Opere, quelle dell’artista sarda, che ritraggono bambini
che giocano o che posano in gruppo come per una foto ricordo, in non luoghi dai
cieli neri, che trasmettono inquietudine e disagio.
Due artisti, dunque, molto diversi per età, cultura e
provenienza, ma che nell’affrontare il tema loro affidato in qualche modo si
ritrovano, scoprendosi complementari.
Stoupakis, artista autodidatta, un passato da illustratore
e realizzatore di videogiochi, vive a New York con la musa-compagna Aprella,
anche lei artista e modella
. Ha realizzato copertine per riviste come
Juxtapoz,
Rolling Stone,
Artnews Magazine,
NY Arts Magazine e ha avuto molti riconoscimenti
internazionali, tra cui il premio IGN per la miglior copertina dell’album dei
Korn
See You on the Other Side nel 2006.
Idili dipinge a olio su tavola, secondo la tradizione più
classica. Ha partecipato nel 2008 alla collettiva
Inside Nostalghia organizzata dalla stessa galleria
romana, che l’ha tenuta a battesimo. Con due sue opere, l’artista sarda
partecipa quest’anno allo
Young International Contest of Contemporary Art, concorso in cui i lavori degli
artisti vengono giudicati da numerose gallerie di tutto il mondo.
Visualizza commenti
analizzando la mostra l'ho vista per ben due volte , la prima volta era semplicemente insignificante,la seconda volta sono riuscito a intravedere la profondità degli artisti che si assomigliano per la loro profondità del loro percorso , tutti e due molto POP surrealismo,il primo con una tecnica raffinata, la seconda una tecnica un po' frettolosa .
che vergogna, di spazio e di mostra.
passi Stoupakis, perlomeno conosce la tecnica, ma questa Idili dovrebbe andare a zappare, tra l'altro voci di corridoio dicono che non disdegni il plagio... inizia bene la giovine...
BRAVISSIMA LA ALEX, BUONA SCELTA DI ARTISTI,NON CONDIVIDO I PARERI DAVID STUPAKIS è UNO DEI PIù GRANDI ARTISTI CONTEMPORANEI, ANCHE LA IDILI è BRAVA , HANNO QUALCOSA DI SIMILE , FINALMENTE IL "POP SURREALISMO" SI STà FACCENDO CONOSCERE
BELLA GALLERIA , UN Pò SETTARIA ..ANCORA POP SURREALISMO! BASTA!!
BravissimI Stoupakis e Idili
stupidakis
il senso della mostra dove si trova?? opere oggettivamente brutte di entrambi ,almeno il primo artista (STOUPAKIS) ha un suo pensiero l'altra artista sembra posticcia , vergogna !
Caro "Massimo L." la diffamazione, in diritto penale italiano, è il delitto previsto dall'art. 595 del Codice Penale secondo cui:
Chiunque, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione. L'affermazione di plagio mi sembra un'accusa abbastanza pesante. Voci nel corridoio di casa tua? o della tua testa?
personalmente non mi sono piaciute le opere in mostre, ma soprattutto mi chiedo: è una recensione o un telegramma questo di sacconi? dov'è la sua opinione, l'idea che si è fatto della mostra nel complesso? non basta farsi un nome per essere un critico d'arte.