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fino al 16.I.2011 | 1861 | Roma, Scuderie del Quirinale

di - 13 Dicembre 2010
Più celebrativo di così si muore. Una mostra sul
Risorgimento di fronte al Quirinale. L’intento fortemente didattico. Sale
rivestite interamente con i colori della bandiera italiana. Una serie di eventi
collaterali. Quel tono solenne e istituzionale. Massiccia presenza di
scolaresche e gruppi organizzati.

Niente paura, però. Non si tratta di una pomposa e retorica esposizione
solo per brufolosi studenti, per nostalgici nazionalisti e per neofiti di
storia italiana, bensì di un’operazione che ha il merito di ricordare a tutti,
tramite la pittura, le tappe cronologiche e i momenti cruciali della conquista
dell’Unita d’Italia, restituendo colore e freschezza a opere a lungo soggette
alla patina del tempo e alla retorica (è possibile assistere infatti anche al simbolico
restauro di una tela di Anatolio Scifoni,
Vittorio Emanuele II in Campidoglio,
1870).

È soprattutto l’occasione per conoscere la grandezza di un
pugno di maestri che in epoca risorgimentale ha saputo coniugare inventiva e
originalità con la realtà dei fatti. Pittori che non raccontano solennemente
soltanto le celebri battaglie (San Martino, Magenta, Cernaia, Varese), ma che mostrano
la vita di quel tempo. Gli uomini che vanno al fronte e le donne in attesa
nelle povere case. E poi i tanti bambini, sperduti in un mondo in
trasformazione, incomprensibile ai loro piccoli occhi. Passione e ardore,
speranza e timore, ansia e delusione, trasudano negli sguardi dei raffigurati, nei
colori vibranti, nelle ariose composizioni. Stili diversi ma identici ideali e
medesimi risultati.

Il veneziano Francesco
Hayez
, ad esempio, col suo accademismo pulito e teatrale, ritrae l’Italia
in raccoglimento nel 1848 sotto forma di una pensierosa giovane discinta (La Meditazione, 1951). Il modiglianese Silvestro Lega effigia assorto l’eroe
dei due mondi in camicia rossa (Ritratto
di Giuseppe Garibaldi
, 1861). Il livornese Giovanni Fattori descrive alla pari di un Goya la disillusione (Lo
staffato
, 1880) e le beffe del destino (Lo
scoppio del cassone
, 1880). Il napoletano Michele Cammarano immortala i suoi bersaglieri alla carica della
Città Eterna. Il pisano Odoardo Borrani
indugia sulla fermezza delle donne rimaste sole a casa, intente a cucire (Il 26 aprile 1856, 1861) o ad attendere
il giorno nuovo (La Veglia, 1880).

I fratelli milanesi Gerolamo
e Domenico Induno, i più intimisti,
posano il loro sguardo sia sui campi di battaglia (La discesa d’Aspromonte, 1863) che sulle vite quotidiane di chi
resta a casa in attesa di notizie dal fronte (Lettera dal campo, 1859), tanto sulla triste sorte di chi muore per
caso (Trasteverina uccisa da una bomba,
1850) quanto sul commiato degli uomini dalle donne (La partenza dei coscritti nel 1866, 1878).


Al termine del percorso museale, ci si ritrova dinanzi a una
vetrata che ha ai suoi piedi Roma e, sullo sfondo, San Pietro. Lo stesso
scorcio immortalato da Cammarano e dai suoi bersaglieri pronti all’assalto. 150
anni dopo ci ritroviamo a riscoprire e ad amare quel passato, la nostra storia,
e quegli artisti che l’hanno vissuta, raccontata e celebrata. Storia e pittura di
cui essere finalmente fieri. Senza dubbio, una delle mostre dell’anno.

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dal 5 ottobre
2010 al 16 gennaio 2011

1861. I
pittori del Risorgimento

a cura di
Fernando Mazzocca e Carlo Sisi

Scuderie del
Quirinale

Via XXIV maggio, 16 (zona Via Nazionale) – 00187 Roma

Orario: da domenica a giovedì ore 10-20; venerdì e sabato 10-22.30 (la
biglietteria chiude un’ora prima)

Ingresso: intero € 10; ridotto € 7,50

Catalogo Skira

Info: tel. +39 0639967500; info@scuderiequirinale.it;
www.scuderiequirinale.it

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