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Diciassette corpi di donne affatto qualunque lottano per
la loro identità, mostrando corpi vissuti dall’arte della dimostranza. È dal
2004 che la collezione Verbund di Vienna raccoglie le testimonianze femministe
degli anni ‘70 e ora le espone alla Galleria Nazionale di Roma, riempiendo le
tre sale secondarie del primo piano.
La mostra Donna: Avanguardia Femminista negli anni ’70 esibisce le variegate espressioni
femminee, mettendo insieme i ritratti “tipologici” di Cindy Sherman con l’espressività
mediatica di Martha Rosler. O ancora la naturalista e poetica Ana Mendieta con la nudità pittorica degli
scatti di Francesca Woodman. Un impasto artistico e aggressivo quanto
consapevole, in grado di raccogliere tute quelle “femmine” stufe di indossare
vestitini.
Più di 200 opere parlano dell’arte come mezzo di protesta
e forma sociale che, lontano dalla tela, dimostra prima la rivendicazione del
corpo della donna e poi del suo ruolo all’interno della società sessantottina e
oltre. Fotografia e video sono i mezzi privilegiati per sottolineare la durezza
dell’operato di ogni singola artista. Nessuna di loro esclude il corpo come
mezzo espressivo, diretto e immediato, e nessuna di loro si esime dal
travestirlo, a partire dalla già citata Sherman sino alla serie fotografica di Eleanor
Antin, con il suo
re di Solona Beach.
Giù la gonna e su i jeans, e anche la schiettezza del
corpo femminile passa in secondo piano quando Valie Export ricalca gli angoli dei
marciapiedi distendendo braccia e gambe lungo la strada. Mostrarsi come
caricature di se stesse è l’unico modo per sbeffeggiare chi alle donne aveva
affibbiato un grembiule e dato in mano una padella.
In Hausfrauen-Kuchenschurze il grembiule di Birgit Jürgenssen diventa una solida cucina a gas
appesa al collo, a mostrare un’irriverenza sessuale in modo ironicamente
provocatorio, mentre per Rosler coltello e frullino divengono parte di un’aggressiva
lezione sull’alfabeto culinario. Nulla di nuovo nell’approccio generale che si
può avere delle avanguardie femministe: quel trito e ritrito diventa ora
curioso di essere visto. Molta l’opportunità e variegata anche la scelta, in
crescita da ormai sei anni per l’audace collezione austriaca.
Maggiore attenzione è dedicata ai lavori di Cindy
Sherman, di cui è
presente anche il video Doll Clothes del 1975, in cui un mondo di cartone a due dimensioni
esclude il libero arbitrio della donna di giocare con la sua vanità,
rinchiudendola in una scatola di plastica. La delicata malinconia di Francesca
Woodman poi
attraversa tutta la sala centrale, irrompendo nella lotta per l’affermazione
femminile con la messa in scena di una vulnerabilità intima, che dalla sfera
oggettiva a cui era improntata la mostra tocca le corde di una soggettività
degna di “una personale” solitudine.
Insomma, nonostante il tanto e il tutto insieme, la mostra
resta comunque una buona occasione per osservare quell’epoca “femminilmente” più
da vicino.
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flavia montecchi
mostra visitata il 6 aprile 2010
dal 18 febbraio al 16 maggio 2010
Donna:
Avanguardia femminista negli anni ’70 dalla Sammlung Verbund di Vienna
a cura di Angelandreina Rorro e Gabriele
Schor
GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Viale delle Belle Arti, 131 (zona Parioli) – 00196 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 8.30-19.30 (la biglietteria chiude alle ore
18.45)
Ingresso: intero € 10; ridotto € 8
Catalogo Electa
Info: tel. +39 0632298221; fax +39 063221579; gnam@arti.beniculturali.it; www.sammlung.verbund.at
[exibart]