06 novembre 2007

fino al 16.XI.2007 David Strick Roma, Galleria Cedro26

 
C'è il cinema, con i grandi schermi e le scene mozzafiato. Poi c'è quello che sta dietro al cinema: attori, comparse, maestranze, tecnici vari. E c'è tutto quello che sta in mezzo: situazioni al limite, che oscillano pericolosamente tra il sensato e la dissennatezza...

di

Il cinema, si sa, è un mondo parte. Hollywood, poi, non ne parliamo. La fabbrica dei sogni, la chiamano. Annidata sulle colline di Los Angeles, è alimentata delle fantasie più vivide e fertili che un essere umano possa avere, in qualunque parte del mondo si trovi. Sin da bambino, David Strick (Los Angeles, 1950) ha potuto guardare “da dentro” tutto questo. Si è trovato, ignaro, a passeggiare fra teatri di posa che racchiudevano questa realtà artefatta e ne ha vissuto la magia ma anche la visione straniata che poteva derivarne, alla stregua di un ragazzo che si trova ad aver a che fare con i personaggi di uno dei più riusciti libri di Lewis Carroll. Cresciuto, ha deciso che questa dimensione “altra” e, malgrado l’età, ancora straniante doveva essere raccontata. Per farlo ha utilizzato l’unico mezzo che lo rendesse possibile: la fotografia.
David Strick - Miniatura, Conciati per le feste - 2006
Nel suo lavoro, i fermo-immagine colti dall’apparecchio sembrano provenire da un altro pianeta. Situazioni che poco hanno ha che fare col film e la sua produzione, ma che vivono di vita propria, dotati di una forza espressiva che si pone al confine di ciò che è possibile considerare normalità, consentendo così a chi vi assiste di gettare uno sguardo furtivo sull’irrazionalità pura, come se di sfuggita ci fosse permesso sbirciare dietro il famoso specchio di Alice. Esperienze che fanno sentire per un attimo, ma un attimo che dura una vita, come nel film Hellzapoppin’, con il tizio che regge una pianta sempre più grande e corre disperatamente gridando “Signora Jones!”. Solo che la signora Jones risulta essere la segretaria di produzione e la pianta a crescita accelerata una parte della scenografia, magari di un remake de La piccola bottega degli orrori. E tuttavia, l’intuizione momentanea di qualcosa che, una volta contestualizzato, risulta assolutamente coerente e funzionale, tocca gangli della percettività che ci aprono a qualcosa di surreale. Una surrealtà calata nel quotidiano, circondata dalla formicolante attività di un lavoro creativo certo, ma professionale e qualificato come pochi altri.
David Strick - Intervista, Good Burger - 1997
Eppure tutto questo, improvvisamente, si perde. Ed è indubbiamente il fatto di essere lo specchio di qualcosa che è già dentro di noi, legato al fascino irresistibile dell’incoerenza e del desiderio di uscire fuori dalle gabbie del ragionevole, nonché di fare del sogno la nostra casa permanente, che rende tanto pregnanti le foto di Strick. La mostra ha anche il notevole pregio di miscelare con perizia l’ironia, e perché no, la vera e propria comicità che pervade il lavoro dell’artista, con il suo lato più poetico e stralunato, che sembra perdersi nei meandri del pensiero e della memoria, e che spesso viene sottolineato da un bianco e nero granuloso quanto intenso. Insomma, c’è tutto il mondo del cinema in queste foto, e tutto il mondo dell’autore, ormai fusi l’uno nell’altro. Alla ricerca dell’attimo cogente che metta in discussione la tranquillizzante quanto asfittica nozione di “normale”.

valeria silvestri
mostra visitata il 30 ottobre 2007


dal 20 ottobre al 16 novembre 2007
David Strick – Hollywood Uncelebrated
Galleria Cedro26
Vicolo del Cedro, 26 (zona Trastevere) – 00153 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 15.30–20.30; la mattina e lunedì su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0658335299; info@cedro26.it; www.cedro26.it

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui