Talvolta il ricordo di qualcosa è come il ritrovamento di un oggetto che si credeva ormai perduto per sempre. Con la stessa meraviglia,
Gian Domenico Sozzi (Cremona, 1960; vive a Milano e Noto, Siracusa) riscopre casualmente cose, avvenimenti, frammenti di intima quotidianità. È l’attenzione riposta in essi che dà vita all’opera. E la continua riflessione ne causa la naturale evoluzione.
Così è accaduto per
So it goes, l’installazione che è la regolare maturazione di
Lacrimosa. “
L’idea di disporre gli avanzi su piatti di portata”, racconta l’artista, “
mi è stata suggerita dal caso: un invito a realizzare un nuovo lavoro e contestualmente la scoperta che, da mesi, una cipolla che sostava indisturbata su una linda ceramica stava nascondendo dietro i suoi velini dorati un umore pestilenziale. L’incredulità del mio sguardo arrestò la mano che stava per cancellarne le tracce. Così nacque ‘Lacrimosa’”. L’apparente semplicità di questa scelta diventa una sorta di metafora del significato della vita e dello scorrere del tempo. Un avanzare la cui traccia, in questo caso, è testimoniata dall’impronta lasciata dal degradarsi del bulbo.
Dall’iniziale unico piatto, l’opera si è moltiplicata fino a diventare l’attuale installazione, composta da trenta vassoi. Numero ugualmente casuale – uscito da un giro di roulette – che non esclude un ulteriore ingrandimento. Perché, come nella vita, le possibilità sono innumerevoli e molte le vie aperte.
Sui nuovi piatti sono andati ad aggiungersi altrettanti avvenimenti fortuiti, come il “
mardì gras”, caricato anch’esso del simbolico significato di essere l’ultimo giorno di quella festa che permette “
veloci e momentanei travestimenti e camuffamenti”. I coriandoli la rappresentano per antonomasia, esprimendo la gioia tramite colori brillanti. Ma, all’indomani dei festeggiamenti, ciò che resta è un vasto, coloratissimo tappeto che tristemente decora le strade delle città.
Questo atto finale è tradotto dagli acquarelli che quotidianamente Sozzi ha annacquato “
goccia a goccia”, come lacrime o pioggia: il colore liberato dalla carta dei coriandoli ha così generato un arcobaleno di informi chiazze. Quelle stesse gocce hanno lentamente ammorbidito i panetti di acquarello, trasformando la compattezza del colore in tenui tinte.
A questi umidi ricordi Sozzi ha tentato di dare una certa sistemazione, disponendo i vassoi sul pavimento in ordinate file e ricreando così il tappeto multicolore formato dai coriandoli. In questo improbabile
hic et nunc avviene dunque il ricongiungimento, altrimenti impossibile, di tempi appartenenti a mondi paralleli.