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Qualsiasi cosa possa evocarvi, il titolo della mostra, “Codalunga”, si riferisce al laboratorio aperto in una parte dello studio dell’artista nella natia Vittorio Veneto per ospitare esperimenti visivi e sonori, ma anche più prosaici concerti hardcore (volete sapere i nomi degli ospiti? Sono troppi, e non sarò certo io a elencarveli qui, andate a leggerveli sul sito!). Laboratorio che è stato recentemente portato a Roma in trasferta, fino all’otto dicembre, nella bellissima morettiana (nel senso dell’architetto!) Casa delle Armi.
Ed è proprio a Codalunga che sono riconducibili molte delle opere esposte, a partire dai leggeri e colorati collage surrealisteggianti, ognuno legato a un evento di Codalunga. Più in là, contribuisce a rialzare la tensione l’esoterico Autoritratto neon, dove HC sta per HardCore e VV per Vittorio Veneto: si tratta di due poli fondamentali intorno a cui gira il lavoro di Vascellari. Ce lo argomenta meglio il dittico Salto nel vuoto, composto da due stampe fotografiche – montate su pannelli di legno della stessa dimensione di quelli che chiusero le vetrine di Codalunga allo sguardo dei vittoriesi curiosi – entrambe raffiguranti dei rituali: in una, un cantante hardcore – quasi un ossesso – sta per buttarsi dal palco sulla folla emotivamente partecipe; nell’altra, nella stessa posizione cristica, un fantoccio antropomorfo in fiamme è gettato nel vuoto. La musica e la tradizione folkloristico-antropologica delle sue terre – in questo caso la tradizione della vecia bruciata per celebrare la fine dell’inverno – sono il nuovo e il vecchio che si incontrano nelle stesse zone ataviche e profonde della natura umana, dove sono la suggestione e l’irrazionale a dominare. E Vascellari ha esaminato a fondo quei meccanismi, utilizzandoli spesso nelle sue performance per aumentare il coinvolgimento del pubblico.
Gli altri lavori hanno un registro diverso, forse più introspettivo. A partire dalle pagine di riviste dove Vascellari (da bravo punk autodistruttivo) vandalizza, dissacra e sbeffeggia la sua stessa immagine, o meglio, l’immagine che di lui hanno i rotocalchi, esorcizzando, e quindi disarmando, la fama (si narra che l’esemplare zero di questa serie, ovvero la pagina in cui Vascellari ha Frocio scritto sulla fronte, sia un objet trouvé, trouvé in un bar di Vittorio Veneto precisamente). Un altro dittico, Into the Infinity of Thoughts, è una riflessione sulla doppia natura irriducibile a uno dell’artista-musicista: due tavole di legno ritmate da una serie di fori, alcuni apparentemente artificiali, altri ricavati svuotando i nodi naturali del legno e riempiendoli di nuovo, affiancate in un interminabile dialogo e scambio reciproco.
Artista o musicista?
Mario Finazzi
mostra visitata il 10 novembre 2014
Dal 30 ottobre 2014 al 17 gennaio 2015
Nico Vascellari, Codalunga
Monitor
Via Sforza Cesarini, 43/44 – 00186 Roma
Orari: martedì – sabato 13.00-19.00