Categorie: roma

fino al 17.II.2007 | Rui Chafes | Roma, Fondazione Volume!

di - 26 Gennaio 2007

Parlare di site specific a Volume! può sembrare limitante, sia per l’artista che espone che per la galleria che lo contiene. Tuttavia non si può neanche parlare di artista ospite e galleria ospitante, se pensiamo che né l’opera si adatta allo spazio né viceversa. Ciò che ritroviamo ogni volta è una produttiva totalità progettuale costituita da concettuali reminiscenze architettoniche (della galleria) e novità installative (dell’artista). Che pertanto ad ogni appuntamento reinventa il concetto stesso di site specific.
Basti pensare alle recenti intuizioni firmate Carlo De Meo e dalla coppia Luis Gonzalez Palma / Graciela De Oliveira. Dopo l’approccio ludico e divertito, sebbene in fondo serioso, del primo, e il catapultamento improvviso in tematiche decisamente più intime del secondo, con il progetto Onde estou? siglato Rui Chafes (Lisbona, 1966), si tenta di scavare ancora più a fondo. Fino a toccare le corde della sensibilità emotiva dell’utente-avventuriero (si spera non claustrofobico).
L’installazione consiste in un percorso a U creato da un’architettura totalmente in ferro nero. Nella parte alta fessure circolari lasciano filtrare aria e luce. Sbirciando dai fori si riconosce la planimetria della galleria-cantiere, elemento che conferma l’approccio inoculante: “opera nello spazio” e “spazio nell’opera”.
L’installazione è d’impatto e ricorda gli ambienti del Gruppo T , pur mantenendo a distanza l’interazione. Ma non è una pecca. Anzi. Il colloquio riesce a crearsi proprio perché non imposto, forse non voluto e non previsto. La genialità del progetto sta nella capacità di creare una risposta emotiva, esercitando un’inopportuna violazione, se vogliamo anche fisica, sullo spettatore. Il progetto non nasce solo dentro, ma anche intorno a Volume!. La galleria ha come struttura limitrofa un famosissimo carcere, a cui Chafes reputa opportuno dare referenza per la “stesura” dell’installazione. Un’installazione che appunto mira a creare barriere, occlusioni, intasamenti: una prigione senza uscite, nonostante le tante illusorie aperture. L’ansia di uscita è un elemento costante, l’indisposizione all’interno durevole, oltre che destinata ad un‘impossibile risoluzione. Allo spettatore non viene chiesto nulla, se non di percepire quel senso di inquietudine e sgomento che incrementa il suo stato di passività. Nessun virtuosismo perciò, a meno che non si opti per un frustrante percorso a ritroso, in un disilluso ritorno sui propri passi. Questa condizione viene comunque sbloccata e in qualche modo smentita dall’intervento del ferro sapientemente lavorato, che riesce a trasmettere un senso di speranza, aiutato dallo splendido rumore provocato dall’incontro dei passi e delle mani su di esso. In quest’occasione si può realmente parlare di percorsi che vanno ad intrecciarsi l’uno dentro l’altro in un budello architettonico. Un labirinto affettivo con e dentro l’opera d’arte.

alessandro facente
mostra visitata il 16 gennaio 2007


Rui Chafes – Onde estou?
Roma, fondazione Volume!
Via San Francesco Di Sales 86/88 (00165) – Roma (zona Trastevere – carcere Regina Coeli) – Ingresso libero
Info: tel. +39 066892431, fax +39 066892431
info@volumefnucci.itwww.volumefnucci.it
Presentazione e cura di Simona Cresci


[exibart]

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