Attratti dalla grandezza dell’artista e mossi dalla passione per l’avanguardia futurista sfidiamo il traffico cittadino e raggiungiamo in automobile il Museo Bilotti: una mostra su Balla è sempre un appuntamento da non perdere. Valicata d’un balzo, con muscolare dinamismo plastico, la soglia della storica Aranciera, istantaneamente ci compenetra la metallica Linea di velocità + forma rumore, una di quelle enigmatiche sculture di fil di ferro intese come espressioni tattili di linee-forza, sorta di affioramento nel visibile della teosofica vibrazione universale. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile, proclamano Balla e Depero nel Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo. Ma nelle sale interne del museo il clima estetico muta decisamente ed il viraggio è spiazzante. Viene documentato il Balla dei primi anni romani, trasferitosi da Torino nel 1895, già con un buon bagaglio di pittore e soprattutto di fotografo (lo sguardo fotografico gli sarà sempre peculiare, segnatamente nel periodo post-futurista), e coinvolto nell’orbita socialisteggiante e umanitaria dei cantori dell’Agro Pontino (Cambellotti, Cena, Aleramo, Marcucci di cui sposerà la sorella Elisa, frequente soggetto dei suoi ritratti).
Giacomo Balla, Alberi e siepe a Villa Borghese
Dal balcone della sua casa, nella periferia dei Monti Parioli, vedeva, poco distante, la verde distesa di Villa Borghese – non di rado vi si addentrava- che il mutevole, circadiano fraseggio della luce variamente trascolorava. La mostra racconta gli esiti pittorici di questa assidua frequentazione, di questa attenta e amorosa visione. Balla adottò, in quegli anni, la tecnica del divisionismo ottico, figlia dell’Impressionismo e della temperie positivistica allora di gran moda, che spostava il focus ideativo dall’oggetto osservato al processo percettivo, ritenuto sensibile alla motilità atmosferica ed alla diffrazione della luce in funzione del corso solare. Ci trattiene un olio titolato Maggio, realizzato a forma di polittico, alla maniera delle pale d’altare – un’allusione alla sacralità dell’arte? – che raffigura la moglie Elisa sul balcone della casa ai Parioli intenta o – vorremmo dire – sorpresa a sistemare delle rose in un piccolo vaso. Sullo sfondo, Villa Borghese a far da bucolica quinta, sintetizzata da una siepe, da un prato, da qualche eucalipto in fiore. C’è tutto il Balla che conosciamo: lo scatto fotografico, la pennellata frantumata che cede al moto umorale e capriccioso delle ore, la luce che mobilita magistralmente i colori ora addensandoli, ora diffondendoli secondo le leggi proprie dell’ottica geometrica. E ci sembra quasi di cogliere un presagio di astrazione in quella duttile attenuazione cromatica che avvicina il contorno della figura muliebre al morbido, idillico sfondo naturale come in un tentativo di fusione panica, epifenomeno sensibile di convergenza magnetica di quelle linee-forza che modellano il fiume carsico della vita.
Luigi Capano
Mostra visitata il 16 gennaio
Dal 29 novembre 2018 al 17 febbraio 2019
Balla a Villa Borghese
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia 6, Roma
Info: tel 060608, www.museocarlobilotti.it, www.museiincomune.it