L’origine del breve video va cercata in un’iniziativa editoriale di Stampa Alternativa che nel 2002 inserì nella collana Fiabesca la ristampa anastatica di Alice Underground, la prima versione, corredata da disegni originali di Lewis Carroll, di Alice nel paese delle meraviglie. A quel testo fa riferimento l’opera prima di Mariagrazia Pontorno, giovane artista catanese generosamente accolta dalla galleria romana. Pontorno ha inoltre deciso di cimentarsi con una tecnologia insolita nel panorama della videoarte italiana, il 3D, avvalendosi del contributo della BlueBird 3D effects e della Jepssen: la realizzazione del progetto ha richiesto più di un anno di lavoro.
Entrambe le circostanze chiariscono in parte le intenzioni di Alice Hair Deflector, lavoro dedito a convogliare un’esperienza intellettuale ai limiti dell’identificazione (dell’artista con l’eroina) nella fredda plasmabilità del supporto 3D. In questo senso uno dei passaggi più riusciti è la sequenza della protagonista accucciata tra le pagine riempite dalla grafia e dai tratti dello scrittore, baule che determina e circoscrive l’immaginazione.
Sopravvive una dimensione diaristica, di creazione solipsistica oltre che indotta, come conferma l’evocazione dei sentieri del Giardino dei Tarocchi, su cui si svolge la scrittura plurilingue di Niki de Saint Phalle; in questo riferimento è possibile cogliere sia un tassello dell’omaggio alla figura del reverendo matematico (vero leit motiv del video, organizzato internamente dai richiami alle passioni di Carroll: scacchi, tarocchi, frattali), sia una lettura del legame tra l’esplorazione/esplosione dell’universo infantile nell’età vittoriana e l’immaginario del surrealismo. Alla catena si aggiunge in modo pertinente un alfabeto di ispirazione preraffaelita, già presente in vari modi nella tradizione del libro: nella sua linearità, la sequenza conferma il sospetto di un’ispirazione irregimentata nel già noto. Del resto la figura di Alice ha vissuto innumerevoli esistenze e l’idea di farne un’icona della fanciullezza inquieta e solitaria non regge il confronto neppure con la versione disneyana, frettolosamente liquidata nel comunicato stampa.
Per quanto riguarda la scelta del 3D, nel testo che accompagna il video, Pontorno scrive: La scelta del 3d e del compositing è funzionale al procedere del video: già il titolo del lavoro … contiene un elemento lessicale legato al 3d: il deflettore è infatti un parametro dei software 3d che serve a evitare la collisione tra le diverse parti di un modello in tre dimensioni … Il 3d inventa universi percorribili e visionabili da ogni punto di vista, potenzialmente illimitati. In realtà il ritmo volutamente sincopato si ricompone in una narrazione che non si esime dal lieto fine e da altri espedienti cinematografici logorati da anni di sagre fantasy. E l’idea stessa dello sdoppiamento di Alice perde efficacia quando compare sullo schermo una giovane in tutina aderente che si muove ad angolo retto tra scacchiere e labirinti.
francesca zanza
mostra visitata il 12 marzo 2004
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ma che modo di scrivere è? Così contorto...si fa una fatica a capire. Mah!