Si potrebbe pensare, scegliendo di visitare la mostra di John e India Evans, padre e figlia, entrambi artisti del collage, di assistere al passaggio di testimone visivo e generazionale di una poetica affine. In realtà i due artisti, uniti nel cognome, nella tecnica e nell’affetto, rappresentano due universi totalmente distinti.
Il percorso studiato dalla curatrice Elisabetta Giovagnoni insieme ad India accompagna il visitatore prima nel mondo del padre, a partire da una prima sala in cui il tempo si srotola attraverso i lavori di John, selezionati tra tutti quelli che quotidianamente produceva e accuratamente datati da un timbro che lui stesso apponeva.
Una cronistoria sociale dove la collezione e il recupero ricostruiscono la fotografia attenta della New York degli anni settanta, e allo stesso tempo un’antologia privata, dove la vita di John si interseca con quella che gli fluisce intorno. Tra i collage appesi, solo due opere sono incorniciate, quella corrispondente al giorno della nascita di India e della sua gemella Honor, e quello realizzato poco tempo prima di morire.
Così si viene introdotti alla ricerca di India e, nella stanza successiva, è come se ciò che si è osservato finora fosse stato rigirato su se stesso per mostrarne l’interno. Il lavoro di India abbandona la folla (quella i cui frammenti ha raccolto per una vita il padre) e pone al centro dei suoi quadri un protagonista: la donna, la femminilità, forse se stessa. Con un linguaggio densamente simbolico, etereo, a tratti erotico, India Evans sposta la narrazione su un piano meno didascalico ed esclusivamente privato che si reinterseca con la figura del padre quando la sua perdita, a breve distanza dalla nascita di un figlio, la pone davanti alla doppia elaborazione di nascita e morte, di immensa felicità e di lutto profondo. Fedele al nucleo ella sua espressione artistica, il lavoro di India si articola lungo il percorso della mostra in diverse fasi fino a riportarci al suo rapporto con John, con un’ultima opera esposta, isolata dalle altre in uno spazio esclusivo, un loro lavoro a quattro mani con il quale l’intersezione delle due vite e delle due opere viene definitivamente celebrato.
“Somewhere over the Rainbow” è una storia di famiglia sottolineata dallo spazio domestico, seppur momentaneamente vuoto, in cui viene raccontata.
La casa di via del Governo Vecchio è infatti in attesa di essere venduta e nuovamente abitata in linea con l’intrigante format Affitasi/Vendesi con cui Elisabetta Giovagnoni ha deciso di promuovere i suoi artisti.
Martha ter Horst
mostra visitata il 23 settembre
Da 23 settembre al 17 ottobre 2014
John e India Evans, Somewhere over the Rainbow
Arteealtro
Via del Governo Vecchio 86, Roma
Orari: da martedì a sabato dalle ore 16.00 alle 19.30 o su appuntamento.
Per la giornata del contemporaneo, sabato 11 ottobre, dalle ore 15.00 alle 20.00 con aperitivo.