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Forse è inevitabile in una città di lunga storia come Roma che arte contemporanea e archeologia dialoghino, ma quello che sta accadendo alle Case romane del Celio non è una semplice e banale contaminazione tra l’antichità del luogo e il linguaggio contemporaneo dell’artista che lo interpreta. La personale di Anna Romanello, a cura di Alberto Dambruoso, ha il sapore di una voce che arriva da lontano e che attraversa il tempo e il luogo calpestando a passo leggero le pesanti tracce della Roma repubblicana. L’operazione riuscitissima è stata, per forza di cose, difficile e stimolante perché ci troviamo nel luogo che fu una domus del secolo I-IV dopo Cristo.
Il sottile strato narrativo tessuto dall’artista si amalgama perfettamente e si sovrappone, a volte anche integrandosi completamente, con le preesistenze archeologiche. La domus è una struttura sorta sopra la basilica dei SS Giovanni e Paolo: qui nel 362, come da tradizione, i due subirono il martirio.
Oggi, dopo secoli di silenzio, Anna dà di nuovo voce e corpo al luogo, e lo fa a partire dall’operazione di chi si mette in ascolto, in una struttura intessuta di tracce archeologiche, si comporta da archeologa.
Il suo lavoro site-specific interpreta lo spazio con un approccio da addetta ai lavori. Va nel luogo, fa diversi sopralluoghi, avvia una campagna di scavo, ma stavolta non alla ricerca di rovine, reperti, tracce antiche: l’artista è alla ricerca del sentimento del luogo, con l’idea di spazzare via la polvere del tempo. Il prodotto di questa operazione è una raccolta di fotografie anzi di sinopie stampate su acetato o pvc, sulle quali l’artista durante la fase finale, applica colpi di pennello o sulle quali lavora con l’incisione.
È proprio l’incisione sperimentale la cifra stilistica della Romanello; una tecnica appressa alla scuola parigina di Hayter. Il suo è un metodo che più di altri “incide” (sia esso un supporto o una superficie) profondamente sul luogo. Un luogo che abita, vive, anima, riaccendendo antichi spiriti e presenze , come nel caso dell’Ombra di Proserpina nell’affresco ispirato al Ninfeo di Prosperpina, posto nell’antico cortile. In definitiva quindi, la proposta di Anna si delinea come voce, canto, come traccia mnestica, “memoria nel segno della contemporaneità” (A. Dambruoso) ma anche come un’eco che da lontano ritrova una viva presenza in spirito e corpo, rispondendo al meglio alla funzione religiosa, pagana e cristiana insieme, del luogo. Non a caso la performer Lea Walter (di nuovo il 13 ottobre) avviluppata in lunghe bande di carta dipinta, reciterà come una Sibilla, rinchiusa nel suo antro segreto, i versi che Plutarco dedicò a una donna, a Cheronea Beozia. Restituendo così voce al passato, e dando suono al millenario silenzio delle donne.
Anna de Fazio Siciliano
mostra visitata il 22 settembre 2016
Dal 22 settembre 2016 al 17 ottobre 2016
Anna Romanello, Attraversare il tempo
Case romane del Celio
Clivo di Scauro , Roma
Info: info@caseromane.it