Piccola, maneggevole e centenaria. La Leica è nel pieno dei festeggiamenti di questo importante anniversario con una mostra antologica che, in Italia, fa tappa a Roma, ospitata nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio della Regione Lazio, l’esposizione è prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia e Contrasto, a cura di HansMichael Koetzle, nome ben conosciuto tra i critici della fotografia.
La Leica è sempre stata uno strumento molto amato da fotografi di più generazioni ed è nata da un gesto di passione di un amatore della fotografia, quale era Oskar Barnak, ai tempi a capo del dipartimento di ricerca e sviluppo dell’Istituto di Ottica della Lietz. Barnak, pur di rendere la fotografia parte integrante della vita quotidiana, nel 1914 riuscì a creare un primo modello di macchina compatta perfettamente funzionante con pellicola 35 mm. La mostra parte proprio da questo racconto molto intimo, con scatti dell’ingegnere tedesco che si cimenta in ritratti di famiglia, di paesaggio, nel reportage dell’alluvione di Wetzlar del 1920, tutto in giustapposizione con i principali modelli della macchina fotografica, schede tecniche e oggetti d’archivio.
L’esposizione poi si apre mostrando i “100 Grandi Maestri” che hanno abbracciato l’utilizzo della Leica per il loro lavoro. Un percorso di 350 immagini che si alternano a filmati, locandine pubblicitarie vintage, riviste storiche e prime edizioni di libri, il tutto accompagna l’osservatore nella storia della fotografia e dell’evoluzione della macchina, che rispondeva alle sempre maggiori esigenze dei fotografi e delle loro necessità di andare oltre i propri limiti.
Christer Stromhlm, Nana, Place Blanche, Paris, 1961
Divisa in sedici sezioni che rappresentano i sedici passaggi fondamentali di questo percorso, il punto di partenza è quello che viene definito la Nuova Visione. La maneggevolezza della Leica era anche sinonimo di rapidità, la possibilità di riprodurre la convulsività della vita, si infrangevano tutte le regole finora conosciute, le prospettive cambiavano così come il modo di guardare le cose. Anche il fotogiornalismo subì una rivoluzione: meno nitide o raffinate rispetto alla tecnica, viene restituito un punto di vista più vitale della realtà e qui si possono incontrare foto storiche di Capa, Henri Cartier Bresson, List. A seguire, è la seconda età dell’oro del fotogiornalismo, che vede protagonisti i periodici tra cui Life e la fondazione dell’agenzia Magnum Photos nel 1947. Tanti gli autori presenti: Riboud, Korda, Nick Ut, Lessing, Salgado, che poi lasciano spazio a Burri, Davidson e all’indagine autoriale, progetti personali che mostrano la ricerca dell’originalità e del tratto distintivo del fotografo, con un uso dell’estetica che si spingeva oltre le regole accademiche. In questa sezione, un ampio spazio è dedicato al lavoro di Gianni Berengo Gardin, «per oltre 60 anni, la sua fotografia ci ha consegnato una visione peculiare di una nazione e della sua gente, nella vita di ogni giorno e nei momenti speciali», hanno motivato gli organizzatori della mostra premiandolo, il 15 novembre 2017, con il Leica Hall of Fame Award conferito da Leica Camera AG.
Il lungo percorso continua con l’introduzione del colore negli anni ’70, non più relegato al solo giornalismo e alla pubblicità ma, finalmente, visto anche come potenziale artistico, grazie a lavori come quelli di Eggleston e Herzog. L’uso della Leica contribuisce anche all’evoluzione della foto di moda, come dimostrano gli scatti di Roversi e Sieff. Per molti anni considerata sinonimo della fotografia di movimento, era in antitesi al linguaggio visivo del LifeStyle, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale si sentì l’esigenza di novità, di lasciare spazio al caso, creare dinamismo attorno alle modelle, introdurre anche ignari passanti o la natura circostante, trasformando l’ambiente in un set. L’ultima sezione è dedicata alla fotografia d’autore dagli anni ’80 a oggi. La fotografia è cambiata ma gli insegnamenti della nuova visione sono sempre dietro l’angolo: il teatro del mondo di Henri Cartier Bresson, l’umanismo di List, la composizione di Riboud, l’analisi critica di Davidson, tutto è condensato nella nuova generazione. Progetti che sono diari visivi del mondo, analisi sofisticate che spesso portano all’estremo i limiti dei propri mezzi fotografici o intenzionalmente violano le regole per raggiungere le proprie intenzioni narrative: storie di intimità, a volte cinematografiche, di strada, o mondi in subbuglio. Qui si incontrano lavori di Cohen, Fontaine, Bispuri, concludendosi con uno dei più famosi scatti di Palo Pellegrin, fotografo Magnum, a Beirut nel 2006.
Il curatore Hans-Michael Koetzle ha precisato che questa mostra oltre a essere un chiaro tributo ai cambiamenti e alle innovazioni tecnologiche della Leica, vuole essere anche un elogio alla bellezza, «non solo focalizzata sulla tecnica di una macchina fotografica ma sull’importanza dell’immagine. Dal suo apparire, la Leica, grazie alla sua maneggevolezza, ha saputo restituire l’idea della vita stessa».
Michela Sellitto
mostra visitata il 23 gennaio 2018
Dal 16 novembre 2017 al 18 febbraio 2018
I Grandi Maestri. 100 Anni di fotografi Leica
Complesso del Vittoriano, Ala Brasini
via San Pietro in Carcere, Roma
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30/19.30, venerdì e sabato 9.30/22.00, domenica 9.30/20.30