Ha un taglio seducente.
Seducente, impuro, americano, come un mondo strappato davanti agli occhi.
Gianni Politi è un giovane artista con una forte identità.
La Fondazione Nomas ospita nel suo complesso dal 27 maggio ’15 al 18 settembre ’15, il progetto dell’artista romano Mountaintop Waterdrop.
Questa volta la struttura espositiva rende omaggio alla pittura. Le sale del grande loft Nomas sono la naturale collocazione abitativa dell’evoluzione stilistica di Politi: ogni opera è progettazione e revisione del suo tempo.
Il titolo è un richiamo al lavoro di Casey Affleck I’m still here, ed in particolare alla ricostruzione e alla rinascita dal basso. La mostra è narrata da due artisti, Enzo Cucchi e Giuseppe Gallo, estimatori indiscussi di Gianni che, con il loro contributo sonoro, assurgono l’esperienza estetica ad un piano multisensoriale.
La ricerca del giovane artista è incentrata principalmente su un’intimità che parte dal basso, dai materiali di scarto del suo studio, dal dimenticatoio delle esperienze che coincidono con la nostra realtà quotidiana. Da questa deriva situazionista si configurano lavori liberatori.
In lui c’è il riflesso degli early collages di Robert Motherwell, richiami ad Hans Hofmann; e poi, qualcosa di recente; qualcosa di rumoroso e sordo; qualcosa di scintillante e matto. Il richiamo alla grande stagione americana è evidente, malgrado il protagonista indiscusso di queste opere sia il suo atelier romano; così come la presenza di una corrente nomadica, espressa con assemblaggi casuali, pezzi di tela grezza, semplici brandelli di tessuti sovrapposti.
Tecnica mista ed interiorità introducono il suo nomadismo da camera, caratteristica principe della suoi lavori, opere che parlano d’inclinazione, scortesie e nomadismo della pittura; composizioni estetiche che assumono i connotati di materiali poveri, rammendi e ritrovamenti.
La prospettiva del lungo corridoio svela un prodromo di tele con ampi spazi monocromatici: appaiono strisce non lavorate dal colore ceruleo: si accostano a tratti biancastri superfici di juta: si manifesta, un po’alla volta, l’influenza stilistica di Lawrence Carroll.
All’interno della sezione più ampia del loft, laddove a far luce sono espressioni pittoriche più forti, ovvero dai grandi formati, si ripropongono notevoli frantumazioni, stesure di colore interrotte, raggianti ricomposizioni dalle denominazioni stranianti: Il mistero della lettera G nel nome di J, 37 likes-under cover of darkness e Occhio cane.
La sua rimane una visione radicale, che affonda in una gestualità multiforme tra basi, materia e colore, in lotta tra unicità e dissolvenze per nulla figurative.
In virtù di ciò, Giuseppe Gallo asserisce che Politi “azzanna la tela”; l’amico artista Enzo Cucchi rivela: “non c’è nulla da spiegare”.
Colori come tracce ematiche, osmosi luminescenti ed opache, incesti di gialli e bianchi.
In un’incontrollata eleganza, il giovane Politi lavora con superfici contrastanti, lascia colare il dripping sulla parte bassa della tela, la calpesta timbrandola con i segni delle pedate.
Parafrasando Soldati: “in questo momento, mentre dipingo, New York esiste. Lontano, lontanissimo: non sembra possibile; ma esiste.”
Sarà una sensazione, ma Gianni un po’d’America ce l’ha portata qui.
Rino Terracciano
mostra visitata il 27 maggio 2015
Dal 27 maggio al 18 settembre 2015
Gianni Politi, Mountaintop Waterdrop.
Nomas Foundation
Viale Somalia 33 – 00199 Roma
Orario: da martedì a venerdì, 14.30-19.00
Ingresso: gratuito