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18
aprile 2008
fino al 18.V.2008 Il Mito della velocità Roma, Palazzo delle Esposizioni
roma
L’evolversi del mito della velocità dai primi del Novecento. Lungo un circuito espositivo che esibisce arte, design, cinema, moda e tecnologia. Un cocktail che miscela gli abiti di Pucci e l’arte cinetica, il film Nirvana e automobiline giocattolo...
di Lori Adragna
Sulla nozione di velocità ruota l’iperbolica mostra che invade le sale al piano terra del Palazzo delle Esposizioni. Con un percorso multidisciplinare che impatta accostamenti al limite dell’azzardo. La navata centrale vede sfilare modelli di auto e moto dei campioni di oggi e di ieri. Segue, negli ambienti laterali, un circuito in sei tappe scandite per ventennio. Prende l’avvio dall’arte dei futuristi, per procedere verso il design d’autore, la moda e il cinema, fino alle conquiste tecnologiche e scientifiche d’avanguardia.
Un cocktail all’insegna delle contaminazioni, che miscela gli abiti di Pucci con l’arte cinetica, il film cult Nirvana e le automobiline giocattolo. Il risultato? Spettacolare, a tratti eccessivo. Il “dinamismo”, d’altra parte, fascinazione del XX secolo -non solo in quanto fenomeno fisico, ma soprattutto come concetto d’ordine mentale- coinvolge ogni manifestazione del costume, della cultura e dell’arte.
Non a caso, la mostra si apre sulla figura di Filippo Tommaso Marinetti. Già nel 1909 il padre del futurismo proclama “la bellezza della velocità”, riferita alla ruggente automobile in corsa, “più bella della Nike di Samotracia”. Estetica che sconfina in religione, “la santità della ruota e della rotaia”. Per i futuristi, “luoghi inabitati dal divino” sono i treni, gli aerei, i motori, le automobili, l’elettricità, i ponti, i tunnel, tutti i prodotti dell’accelerazione tecnologica del secolo scorso. Lo testimoniano opere di Balla, Boccioni e Depero in mostra. Capolavori come il Trittico della velocità di Gerardo Dottori e il Tram in corsa di Gino Severini, dove la percezione delle distanze e la coscienza degli eventi è alterata dall’inedita nozione spazio-temporale.
Anche la moda fa la sua parte, con capi d’abbigliamento disegnati da Crali, Depero e Thayat; e, ancora, la fotografia e il cinema. Più avanti l’aeropittura, rappresentata da Delle Site, Crali, Tato e D’Anna. Il mito della velocità prende forma nell’Idrocorsa Fiat C29, rosso fiammante, circondato da eliche, motori e immagini delle spedizioni aeree di Gabriele D’Annunzio.
Si procede con la sezione dedicata agli elettrodomestici e alle apparecchiature radiotelevisive, in un assortimento di icone degli anni del boom economico, come la macchina per scrivere Valentine e la radio a transistor Brionvega. Esposti i veicoli-simbolo del periodo: la Fiat 500, la Lancia Aurelia B24 (quella del film Il sorpasso) e la mitica Vespa.
L’arte cinetica è presente con Grazia Varisco, Alberto Biasi, Gabriele De Vecchi e altri, in una stretta galleria che conduce alle sale conclusive.Si giunge così alla sezione dedicata alla velocità delle comunicazioni e delle particelle subatomiche. Qui i valori estetici del tempo sono espressi da designer come Ettore Sottsass e Bruno Munari, da car designer del calibro di Giorgetto Giugiaro per Alfa Romeo e Lamborghini. E poi gli artisti: Boetti, Schifano, Mambor, Piacentino e Ontani. Infine, la velocità del domani, con immagini interspaziali e prototipi futuribili di vetture sportive.
Un allestimento poliedrico, pensato per un vasto pubblico. Difficile, infatti, resistere all’appeal dei motori. In mostra, fra l’altro, bolidi autentici: dalla storica Fiat 130 HP Gran Prix alla Ferrari di Schumacher. Non c’è da stupirsi. Metafora della modernizzazione della società, oggi l’automobile è l’equivalente delle grandi cattedrali gotiche. Così, a proposito di miti, l’ha definita Roland Barthes: “Una grande creazione consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico”.
Un cocktail all’insegna delle contaminazioni, che miscela gli abiti di Pucci con l’arte cinetica, il film cult Nirvana e le automobiline giocattolo. Il risultato? Spettacolare, a tratti eccessivo. Il “dinamismo”, d’altra parte, fascinazione del XX secolo -non solo in quanto fenomeno fisico, ma soprattutto come concetto d’ordine mentale- coinvolge ogni manifestazione del costume, della cultura e dell’arte.
Non a caso, la mostra si apre sulla figura di Filippo Tommaso Marinetti. Già nel 1909 il padre del futurismo proclama “la bellezza della velocità”, riferita alla ruggente automobile in corsa, “più bella della Nike di Samotracia”. Estetica che sconfina in religione, “la santità della ruota e della rotaia”. Per i futuristi, “luoghi inabitati dal divino” sono i treni, gli aerei, i motori, le automobili, l’elettricità, i ponti, i tunnel, tutti i prodotti dell’accelerazione tecnologica del secolo scorso. Lo testimoniano opere di Balla, Boccioni e Depero in mostra. Capolavori come il Trittico della velocità di Gerardo Dottori e il Tram in corsa di Gino Severini, dove la percezione delle distanze e la coscienza degli eventi è alterata dall’inedita nozione spazio-temporale.
Anche la moda fa la sua parte, con capi d’abbigliamento disegnati da Crali, Depero e Thayat; e, ancora, la fotografia e il cinema. Più avanti l’aeropittura, rappresentata da Delle Site, Crali, Tato e D’Anna. Il mito della velocità prende forma nell’Idrocorsa Fiat C29, rosso fiammante, circondato da eliche, motori e immagini delle spedizioni aeree di Gabriele D’Annunzio.
Si procede con la sezione dedicata agli elettrodomestici e alle apparecchiature radiotelevisive, in un assortimento di icone degli anni del boom economico, come la macchina per scrivere Valentine e la radio a transistor Brionvega. Esposti i veicoli-simbolo del periodo: la Fiat 500, la Lancia Aurelia B24 (quella del film Il sorpasso) e la mitica Vespa.
L’arte cinetica è presente con Grazia Varisco, Alberto Biasi, Gabriele De Vecchi e altri, in una stretta galleria che conduce alle sale conclusive.Si giunge così alla sezione dedicata alla velocità delle comunicazioni e delle particelle subatomiche. Qui i valori estetici del tempo sono espressi da designer come Ettore Sottsass e Bruno Munari, da car designer del calibro di Giorgetto Giugiaro per Alfa Romeo e Lamborghini. E poi gli artisti: Boetti, Schifano, Mambor, Piacentino e Ontani. Infine, la velocità del domani, con immagini interspaziali e prototipi futuribili di vetture sportive.
Un allestimento poliedrico, pensato per un vasto pubblico. Difficile, infatti, resistere all’appeal dei motori. In mostra, fra l’altro, bolidi autentici: dalla storica Fiat 130 HP Gran Prix alla Ferrari di Schumacher. Non c’è da stupirsi. Metafora della modernizzazione della società, oggi l’automobile è l’equivalente delle grandi cattedrali gotiche. Così, a proposito di miti, l’ha definita Roland Barthes: “Una grande creazione consumata nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico”.
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a cura di Eugenio Martera e Patrizia Pietrogrande
Palazzo delle Esposizioni
Via Nazionale, 194 – 00184 Roma
Orario: domenica, martedì, mercoledì e giovedì ore 10-20; venerdì e sabato ore 10-22.30
Ingresso: intero € 12,50; ridotto € 10
Catalogo Giunti
Info: tel. +39 06489411; fax +39 0668301087; info@palazzoesposizioni.it; www.palazzoesposizioni.it
[exibart]
che brutta mostra, che confusione di idee…