La storia della Galleria l’Attico in via Beccaria, la conosciamo bene. Correva l’anno 1969 e Kounellis scioccò il pubblico con i suoi 12 cavalli. Sono passati più di 40 anni e lo spirito provocatorio della galleria è rimasto lo stesso. Anzi si rinnova. Stavolta siamo in via del Paradiso, proprio accanto la cupola di Sant’Andrea della Valle. Nella nuova sede, spazio di sperimentazioni, di performance, esposizioni e spettacoli di danza, si susseguono le attività teatrali, già avviate dal 2003 insieme a Elsa Agalbato, che puntualmente riescono a spiazzare gli astanti con abile gioco di luci, magistrale recitazione e il prezioso set.
Fino al 18 maggio si recita a soggetto. Due pittori a confronto: il tete à tete tra Schiele e Munch, interpretato da Rigillo Ninchi e Censi, è assicurato.
Le due brevi pièce, di 15 minuti ciascuna, ripercorrono con un plot da teatro dell’assurdo, la vita e la pittura dei due artisti espressionisti. Si parte con un pezzo su Munch, Quando dipinsi l’Urlo, già rappresentato qualche anno fa.
Buio. Si apre il sipario. Nello sfondo è l’Urlo, stilizzato a parete che come fauce pantagruelica respira affannosamente, sputa fuori e risucchia il pittore stesso. Sdraiato, l’attore (ha accanto una tetra figura di donna, la morte) racconta i suoi tormenti, la divorante malattia, l’espressione nella ricerca di vita nell’arte, tutto è reso attraverso le drammatiche parole (ricavate dai diari) di quando Munch dipinse l’Urlo. Come una maschera scheletrica, oscura incarnazione di forze misteriose e spaventevoli, il pittore norvegese, dallo stile tagliente e angoloso, interpretato da Ruben Rigillo è un’orrida figura dagli occhi sbarrati e il viso esangue.
“Camminavo lungo la strada (…) e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco, tremavo di paura e sentivo che un grande URLO pervadeva la natura”
Con quest’opera, Munch irrompe sulla scena pittorica europea con una violenza tale da destare scalpore per le laceranti contraddizioni del contesto politico e intellettuale della Belle Epoque. E il grido è l’immagine disperante di questa crisi, è l’urlo di chi si è perso, dello spleen, del tragico incombere della morte.
Buio. Applausi.
Si riapre il sipario. Una prigione: da dietro le inferriate un corpo maschile è scaraventato per terra verso di noi. Il secondino scompare. L’attore è solo e nudo. Senza speranza, inizia il racconto, e le mura tristi della sua cella si trasformano in quadri. Compaiono uno dopo l’altro i celebri, scandalosi, autoritratti, proiettati a parete prendono corpo sul corpo dell’attore Pino Censi, che qui interpreta un pezzo su Egon Schiele, Vive morendo ogni cosa.
Poi. Si apre la cella. Un altro corpo, lanciato sul pavimento. È la ragazza taciturna, una delle modelle per cui Schiele finisce in carcere con una denuncia per corruzione di minori. Il tribunale stabilisce che l’accusa è falsa, il pittore austriaco innocente. La sua vita però non è irreprensibile, conduce uno strano stile di vita, così la pubblica accusa alla fine lo incarcera comunque perché le sue illustrazioni pornografiche sono troppo facilmente accessibili.
Di Schiele sappiamo che viene chiamato alle armi allo scoppio della I guerra mondiale, durante la quale continua a lavorare assiduamente. Negli ultimi mesi del conflitto si sparge un’epidemia di febbre spagnola che porta via la moglie e dopo tre giorni anche lui. Egon ha 28 anni.
In scena, una ragazza passa in rassegna l’ultimo nudo femminile. Un uomo di spalle, dirige l’asta. Fior di quattrini. 1, e 2 e 3.Venduto
Buio. Applausi.
Tutto è industria, mercato. Anche il dolore, anche l’arte.
Buio.
Anna de Fazio Siciliano
Spettacolo visto il 14 maggio
Dal 2 al 18 maggio 2014
Munch & Schiele. Un tête-à-tête teatrale
Galleria l’Attico
Via Paradiso, 41
Info: 06 686 9846, info@fabiosargentini.it
Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi. Gli articoli di Anna su Exibart.com